All’inizio degli anni ’90, durante il Vertice della Terra di Rio de Janeiro, vennero esposte le conseguenze che in modo inequivocabile ci sarebbero state sull’uomo e sull’ambiente a causa del crescente sfruttamento delle risorse, del rapidissimo incremento delle emissioni di gas serra e della crescita dell’inquinamento negli ecosistemi. È diventato ormai inevitabile uno sviluppo attento alle esigenze del futuro, con uno strategia globale al fine di limitare gli effetti del cambiamento del clima per la salvaguardia del pianeta.
Il concetto di sviluppo sostenibile era già noto dal 1987 con la stesura del Rapporto Brundtland, licenziato dalla Commissione mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo (WCED):
“Lo sviluppo sostenibile, lungi dall’essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”.
In questo scenario, l’edilizia è responsabile del 40% del consumo globale di energia in tutta l’Unione Europea. La riduzione del consumo energetico e dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili nel settore dell’edilizia costituiscono misure necessarie per ridurre le emissioni di gas serra. Il potenziale risparmio di energia che può essere ottenuto grazie ad una appropriata progettazione degli edifici e un loro adeguato funzionamento va dal 5 al 30%. In particolare, sono gli involucri edilizi i principali responsabili delle perdite di calore e dei guadagni solari, condizionando il comfort interno ed il funzionamento degli impianti. Una progettazione di qualità, però, non può concentrarsi solamente su questo aspetto, in quanto involucri efficienti energeticamente non garantiscono il soddisfacimento di altri importanti requisiti. Come mantenere, ad esempio, una sufficiente illuminazione naturale minimizzando i guadagni termici attraverso le vetrate nella stagione estiva e contemporaneamente come fare se questi stessi guadagni termici sono favorevoli ad una progettazione passiva nella stagione invernale? Sono questi i dettagli che trasformano un edificio energivoro in edificio a quasi zero energia.
Secondo la definizione fornita dalla Direttiva 2010/31/UE e ripresa dal D.L. 62/2013, l’edificio a energia quasi zero è un edificio al altissima prestazione energetica con un fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo, coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta all’interno del sistema. Un edificio sostenibile è più di questo: è il risultato di un progetto architettonico consapevole, in cui convergano aspetti formali e costruttivi orientati verso i principi della sostenibilità.
Adottare un indirizzo sostenibile significa per prima cosa localizzare ogni progetto edilizio nel suo contesto micro-climatico, così da sfruttarne le risorse climatiche locali e controllare e modulare l’ingresso della luce diurna, il passaggio di calore e il flusso di aria all’interno dell’edificio. Tutto ciò è possibile tramite un corretto orientamento, una opportuna disposizione delle aperture e degli ombreggiamenti, un adeguato livello di isolamento tramite sufficiente massa termica. Una corretta integrazione di queste parti è un percorso progettuale che tende a mantenere gli ambienti nella fascia di comfort con una ridotta domanda di energia per gli impianti meccanici.
Di seguito riportiamo una serie di principi da tenere a mente per una progettazione sostenibile, così come ci insegnano i più rinomati standard energetici:
Per dare un ulteriore stimolo verso la progettazione sostenibile, riportiamo il “Manifesto per un costruire sostenibile” (Manifest fur nachhaltiges) formulato da Norbert Lantschner, decalogo a cui si ispirano i principi di CasaClima: