Progettare l’accessibilità, in arrivo le linee guida dei geometri

16/02/2016 – Avviati i lavori per definire delle linea guida per la progettazione dell’abbattimento delle barriere architettoniche in un’ottica di accessibilità per tutti (“design for all”).
 
L’11 febbraio 2016 si è infatti insediato a Milano un Tavolo di Lavoro sulla “Riprogettazione accessibile del costruito in ottica Design for all” costituito da unn team di geometri, esperti del sistema UNI e del Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche (FIABA).
 
Accessibilità: linee guida per riprogettare il costruito
La prassi di riferimento che si intende elaborare sarà finalizzata alla definizione di una linea guida per una progettazione accessibile del costruito, applicabile ai contesti più vari, sia in ambito pubblico che privato, ed utilizzabile da tutti i professionisti impegnati nella riprogettazione di contesti già costruiti.
 
Il documento proporrà la definizione..
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Abruzzo: 9 milioni di euro per professionisti e micro imprese

16/02/2016 – In arrivo 9 milioni di euro di finanziamenti a favore di iniziative imprenditoriali di lavoratori autonomi, liberi professionisti o microimprese abruzzesi.
 
Le risorse sono disponibili grazie alla riapertura dei termini del III Avviso pubblico per l’erogazione di microcredito nell’ambito della gestione del Fondo microcredito FSE-PO FSE Abruzzo 2007-2013 obiettivo “Competitività regionale e occupazione”.
 
Microcredito: come accedere
Lo sportello per la presentazione delle domande sarà aperto dal 9 marzo 2016 e fino al 17 marzo 2016. 

In aderenza con quanto previsto nel Fondo Microcredito FSE, i finanziamenti saranno concessi a favore di iniziative imprenditoriali e di lavoro autonomo, costituende o costituite, supportate da adeguata progettualità, presentate dai soggetti che si trovino in difficoltà ad accedere ai canali tradizionali del credito di seguito specificati: microimprese, che..
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Il progetto degli elementi di arredo urbano nello spazio pubblico

Gli arredi urbani puntellano le nostre città. Elementi di design o oggetti puramente funzionali, senza di essi lo spazio pubblico sarebbe più povero, spoglio e meno vivibile rispetto alle necessità dei cittadini. È questo uno dei motivi per cui il progetto della città deve avere un occhio di riguardo anche per la qualità delle sedute o il funzionamento dei dissuasori per l’ottimizzazione della viabilità.

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La progettazione dello spazio pubblico, nella città storica consolidata e in quella contemporanea di recente espansione, è costantemente oggetto di studio da parte dei progettisti, intenti a misurarsi con la frequente necessità di interventi che adeguino gli spazi urbani al gusto di chi quegli spazi li governa e li vive anche attraverso gli arredi. La stessa fruizione degli spazi aperti da parte dei cittadini può mutare e piegarsi alle scelte progettuali, e talvolta essere compromessa da lavori o elementi che non hanno risposto a precisi requisiti.
Da qui la necessità di compiere scelte lungimiranti sul futuro dei nostri quartieri e che rispondano ad un preciso progetto di immagine della città, sia che si parli di edifici che in tema di arredi urbani.

Elementi dell’arredo urbano tra tradizione e innovazione

Con il termine “arredo urbano” si indica una serie vasta e variegata di dispositivi che, dalle panchine alle buchette postali, svolgono funzioni precise all’interno dello spazio pubblico. Troppo spesso trattati come semplici oggetti da posizionare agli angoli delle strade, questi elementi possono (e devono) essere occasione di riflessione di progetto per gli architetti che hanno la possibilità di ridisegnare porzioni di città. 
Cestini, lampioni, dissuasori, persino cabine telefoniche, se ben scelti e progettati possono arricchire lo spazio cittadino anziché banalizzarlo: le cabine rosse di Londra sono un perfetto esempio di come un elemento di arredo sia diventato simbolo della città.

Nell’ultimo secolo i momenti di creatività si sono moltiplicati insieme alla necessità di comunicare informazioni ai cittadini ed ecco cartelloni pubblicitari, semafori, bacheche e tabelloni informativi a LED spuntare come funghi, talvolta seguendo fedelmente una precisa linea grafica di progetto, altre volte rispondendo ad una necessità emersa all’improvviso e velocemente risolta.

Lo spazio pubblico non è solo un grande contenitore di attività per il terziario ed il tempo libero, ma uno spazio collettivo che va attrezzato per accogliere ogni attività. Recenti interventi di rigenerazione urbana possono fornirci esempi di come si possa riprogettare l’ambiente urbano con arredi del tutto originali.

Nel cuore di Copenhagen Bjarke Ingels Group, assieme ai paesaggisti Topotek1 e al collettivo Superflex, ha realizzato Superkilen, un parco pubblico di 30.000 mq commissionato dal Comune pensato per rappresentare al suo interno ben 57 comunità etniche. Colori diversi contraddistinguono le aree del parco dove, tra alberi e piste ciclabili, è possibile parcheggiare le bici nelle rastrelliere provenienti dalla Norvegia, o giocare a scacchi sui tavoli da gioco arrivati da Brasile e Belgio.

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Diversa ambientazione per il progetto dello studio RS+ che sul lago di Paprocany, in Polonia, interviene con un progetto di rigenerazione urbana e valorizzazione paesaggistica del lungolago. Una promenade in legno si snoda lungo la riva del lago polacco dove, con materiali diversi e adatti ai luoghi, si delineano aree pedonali, ciclabili, aree attrezzate per gli allenamenti sportivi e le attività ludiche dei più piccoli. Per le aree pedonali sono impiegate panchine e ringhiere in materiale resinoso, mentre per la palestra all’aperto sono stati utilizzati degli inerti minerali granulosi. Infine luci LED illuminano i percorsi di notte.

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Con le nuove tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili possiamo definire come arredi urbani anche alcune soluzioni green, come le pensiline fotovoltaiche per l’attesa dei bus realizzate da City Design, le postazioni urbane per l’alimentazione dei dispositivi elettronici o gli alberi eolici costituiti da microturbine al posto delle foglie.
E che questi elementi di arredo urbano siano costantemente in aggiornamento lo dimostrano anche le nuove cabine telefoniche londinesi, non più rosse ma verdissime dentro e fuori. Le nuove green cabs si chiameranno SolarBox e non conterranno più un telefono pubblico, bensì una postazione per ricaricare fino a 4 smartphone.

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Il progetto degli elementi di arredo urbano nello spazio pubblico

Gli arredi urbani puntellano le nostre città. Elementi di design o oggetti puramente funzionali, senza di essi lo spazio pubblico sarebbe più povero, spoglio e meno vivibile rispetto alle necessità dei cittadini. È questo uno dei motivi per cui il progetto della città deve avere un occhio di riguardo anche per la qualità delle sedute o il funzionamento dei dissuasori per l’ottimizzazione della viabilità.

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La progettazione dello spazio pubblico, nella città storica consolidata e in quella contemporanea di recente espansione, è costantemente oggetto di studio da parte dei progettisti, intenti a misurarsi con la frequente necessità di interventi che adeguino gli spazi urbani al gusto di chi quegli spazi li governa e li vive anche attraverso gli arredi. La stessa fruizione degli spazi aperti da parte dei cittadini può mutare e piegarsi alle scelte progettuali, e talvolta essere compromessa da lavori o elementi che non hanno risposto a precisi requisiti.
Da qui la necessità di compiere scelte lungimiranti sul futuro dei nostri quartieri e che rispondano ad un preciso progetto di immagine della città, sia che si parli di edifici che in tema di arredi urbani.

Elementi dell’arredo urbano tra tradizione e innovazione

Con il termine “arredo urbano” si indica una serie vasta e variegata di dispositivi che, dalle panchine alle buchette postali, svolgono funzioni precise all’interno dello spazio pubblico. Troppo spesso trattati come semplici oggetti da posizionare agli angoli delle strade, questi elementi possono (e devono) essere occasione di riflessione di progetto per gli architetti che hanno la possibilità di ridisegnare porzioni di città. 
Cestini, lampioni, dissuasori, persino cabine telefoniche, se ben scelti e progettati possono arricchire lo spazio cittadino anziché banalizzarlo: le cabine rosse di Londra sono un perfetto esempio di come un elemento di arredo sia diventato simbolo della città.

Nell’ultimo secolo i momenti di creatività si sono moltiplicati insieme alla necessità di comunicare informazioni ai cittadini ed ecco cartelloni pubblicitari, semafori, bacheche e tabelloni informativi a LED spuntare come funghi, talvolta seguendo fedelmente una precisa linea grafica di progetto, altre volte rispondendo ad una necessità emersa all’improvviso e velocemente risolta.

Lo spazio pubblico non è solo un grande contenitore di attività per il terziario ed il tempo libero, ma uno spazio collettivo che va attrezzato per accogliere ogni attività. Recenti interventi di rigenerazione urbana possono fornirci esempi di come si possa riprogettare l’ambiente urbano con arredi del tutto originali.

Nel cuore di Copenhagen Bjarke Ingels Group, assieme ai paesaggisti Topotek1 e al collettivo Superflex, ha realizzato Superkilen, un parco pubblico di 30.000 mq commissionato dal Comune pensato per rappresentare al suo interno ben 57 comunità etniche. Colori diversi contraddistinguono le aree del parco dove, tra alberi e piste ciclabili, è possibile parcheggiare le bici nelle rastrelliere provenienti dalla Norvegia, o giocare a scacchi sui tavoli da gioco arrivati da Brasile e Belgio.

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Diversa ambientazione per il progetto dello studio RS+ che sul lago di Paprocany, in Polonia, interviene con un progetto di rigenerazione urbana e valorizzazione paesaggistica del lungolago. Una promenade in legno si snoda lungo la riva del lago polacco dove, con materiali diversi e adatti ai luoghi, si delineano aree pedonali, ciclabili, aree attrezzate per gli allenamenti sportivi e le attività ludiche dei più piccoli. Per le aree pedonali sono impiegate panchine e ringhiere in materiale resinoso, mentre per la palestra all’aperto sono stati utilizzati degli inerti minerali granulosi. Infine luci LED illuminano i percorsi di notte.

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Con le nuove tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili possiamo definire come arredi urbani anche alcune soluzioni green, come le pensiline fotovoltaiche per l’attesa dei bus realizzate da City Design, le postazioni urbane per l’alimentazione dei dispositivi elettronici o gli alberi eolici costituiti da microturbine al posto delle foglie.
E che questi elementi di arredo urbano siano costantemente in aggiornamento lo dimostrano anche le nuove cabine telefoniche londinesi, non più rosse ma verdissime dentro e fuori. Le nuove green cabs si chiameranno SolarBox e non conterranno più un telefono pubblico, bensì una postazione per ricaricare fino a 4 smartphone.

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‘Innovation for life’, il nuovo dna Valcucine

Tre parole chiave: Benessere, Senza tempo, Innovazione

16/02/2016 – Innovation for life, innoviamo per la vita. E’ il nuovo dna Valcucine. Sintesi dell’evoluzione di oltre trentacinque anni di esperienza nel settore cucine. Tre parole chiave: benessere, senza tempo ed innovazione.
 
Storicamente l’azienda si è distinta per la sua attenzione a migliorare l’ergonomia e la fruibilità degli spazi nel continuo rispetto dell’ambiente. Elementi come lo studio dell’illuminazione (in particolare il pannello luminoso all’interno degli schienali attrezzati che regala una sensazione di libertà), la progettazione delle aperture dei pensili, lo studio e la selezione di materiali… Leggi l’articolo

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Nuovi riconoscimenti internazionali per Elica

Premiati i progetti firmati da Fabrizio Crisà

16/02/2016 – Elica, l’azienda marchigiana leader di mercato nella progettazione e produzione di cappe da cucina, si conferma leader anche nel design. Proseguono infatti i successi internazionali dell’azienda che negli ultimi mesi ha vinto i principali premi e riconoscimenti in ambito design. Una soddisfazione ancora maggiore, se si pensa che alcuni premi sono stati assegnati a più prodotti della casa fabrianese e alcuni prodotti vincono più premi. 

Premi ottenuti nell’ultimo trimestre:
 
ICONIC AWARDS 2016 
Elica vince con tre prodotti nella categoria “Kitchen and Household”: si aggiudicano il prestigioso riconoscimento SNAP,… Leggi l’articolo

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Le Turf Houses islandesi candidate a patrimonio Unesco

“Turf”, in inglese, significa torba, ed è con questo materiale assolutamente naturale che in Islanda, fin dal nono secolo, si ricoprono i tetti delle case mantenendo inalterato nel tempo il tradizionale metodo costruttivo che le rende più affascinanti che mai e capaci di raccontare una loro storia. Una tradizione che ha fatto sì che queste singolari abitazioni (Turf houses, appunto) fossero candidate a Patrimonio Unesco

TETTI VERDI: SONO SICURI?

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Storia ed origini delle Turf Houses islandesi

Furono i coloni provenienti dal nord, come i Vichinghi, che introdussero questa nuova tecnica per contrastare in modo adeguato i climi rigidi invernali tipici di queste latitudini.

Ma, a differenza di paesi come la Norvegia, l’Irlanda, la Scozia, l’Olanda e la Groenlandia, dove la pratica di ricoprire i tetti di “turf” fu usata per realizzare abitazioni per le persone più povere, in Islanda le cose andarono diversamente; la tecnica del tappeto erboso fu introdotta per tutti i tipi di edifici e per tutte le classi economiche senza creare differenze tra ricchi e poveri, dalle residenze dei capi a quelle dei contadini, dagli edifici religiosi ai ricoveri per gli animali.

Ed è questo il principale motivo che le ha fatte candidare a Patrimonio Unesco come eccezionale esempio di “architettura vernacolare” (dal latino vernaculum, tutto ciò che era realizzato localmente).

L’evoluzione delle Turf Houses

Nel corso dei secoli, le turf houses, pur mantenendo i medesimi materiali da costruzione, hanno subito un’evoluzione nella forma, adattandosi di volta in volta al contesto e al mutare delle esigenze. Si è così passati dalla casa allungata stile nordico usata per lavorare e dormire, a più case collegate fra loro da un corridoio centrale, con una parte sopraelevata adibita a zona notte, ben riscaldata e isolata dall’ingresso.

Oggi queste case non sono tutte abitate, molte sono totalmente abbandonate oppure usate come depositi; restano in ogni caso la testimonianza diretta di una lunga tradizione storica e un solido collegamento con il passato, evidenziando il loro ruolo nel paesaggio rurale della campagna islandese. Da qui l’interesse culturale rivolto a queste costruzioni e sfociato nella candidatura Unesco.

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Come sono fatte le “case di torba”

Oltre alla torba che ricopre la sommità e le pareti, per la struttura si usano il legno e la pietra che, in certi casi, forma la base per il tetto. La durata di questi materiali è molto variabile. La torba subisce un inevitabile processo di deterioramento e va sostituita dopo i 20-70 anni in base a una serie di fattori che variano dalla sua composizione, al clima locale e all’abilità degli artigiani.

L’utilizzo della torba per la realizzazione dei tetti delle Turf Houses presenta molti vantaggi: si trova abbondantemente in Islanda ed è gratuita, trattiene bene il calore mantenendo uniforme la temperatura interna e non lascia passare le infiltrazioni d’aria. Pietre e legname possono essere invece riutilizzati.

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Time, il miscelatore ispirato alle lancette di un orologio

La nuova proposta Treemme Rubinetterie firmata Marco Pisati

15/02/2016 – I rubinetti di ultima generazione possiedono una componente molto importante: il design! Oltre alla funzionalità infatti la tendenza attuale è quella di orientare sempre più la produzione alla ricerca estetica e qualitativa anche a livello di performance. Tutti fattori che riescono a personalizzare i rubinetti, trasformandoli nei protagonisti dell’ambiente bagno accanto all’essenzialità di lavabi, sanitari, docce e vasche.
 
Treemme Rubinetterie ha compreso da tempo l’esigenza di offrire soluzioni pratiche ed esteticamente d’impatto per soddisfare diversi stili e gusti. Tra le linee più contemporanee e creative troviamo… Leggi l’articolo

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Dal giallo al viola, Hannover a tinte forti

Bonaldo per il nuovo prizeotel firmato Karim Rashid

15/02/2016 – Dopo Brema (2009) e Amburgo (2014), prizeotel continua la sua espansione con la nuova apertura nel centro di Hannover. 
Anche in questo caso, l’interior design è stato affidato a Karim Rashid che ha arredato le 212 stanze, la zona ristorante e lounge all’insegna di design, tecnologia e funzionalità. Lo stile inconfondibile del designer americano, caratterizzato da forme organiche e colori brillanti come rosa, viola, giallo e bianco, crea un ambiente moderno e anticonvenzionale. 
 
Per l’arredo, Karim Rashid ha scelto anche questa volta alcuni prodotti che lui stesso ha disegnato per l’azienda italiana Bonaldoe… Leggi l’articolo

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