Il libro che si pianta e diventa un albero

Un libro che può essere piantato e diventare un albero. È l’iniziativa ecosostenibile promossa da una casa editrice argentina specializzata in libri destinati ai bambini.

In copertina: la copertina del libro

Disegna, consuma, pianta! La matita biodegradabile Sprout

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Il principio dell’iniziativa

I volumi vengono realizzati artigianalmente utilizzando carte che sono ecologiche perché derivanti da materiali di recupero, esenti da acidi e stampate con inchiostri biodegradabili, e in cui risultano inseriti semi di Jacaranda, un albero dalla suggestiva fioritura blu-viola originario delle regioni tropicali e sub-tropicali dell’America centrale e meridionale apprezzato come elemento decorativo in tutto il mondo.

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Il libro può essere interrato, la carta si degrada completamente attraverso un processo di compostaggio, e dalla germinazione dei semi cresce una jacaranda, in un incessante processo di rinascita e trasformazione aderente a uno dei motti dell’iniziativa secondo cui “per fare un libro ci vuole un albero ma, da oggi, anche per fare un albero può bastare un libro”.

Nelle librerie in cui l’eco-libro è distribuito è possibile comprendere direttamente l’iter che lo fa trasformare in albero grazie a un espositore in vetro contenente terra, sassi e il libro da cui germoglia una piantina.

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La promozione della lettura e del rispetto per l’ambiente

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Il testo per l’infanzia, scritto da Anne Decis e Gusti Llimpi e intitolato “Mi papá estuvo en la selva” (“Mio papà è stato nella giungla”), non poteva che trattare temi legati a biodiversità, ecosostenibilità ed equilibrio naturale, raccontando un viaggio reale nella foresta equatoriale attraverso la voce narrante di un bambino.

La valenza educativa assunta dal libro di sensibilizzazione verso argomenti ambientalisti della generazione che ci succederà e che avrà il compito di gestire le risorse è così duplicemente legata sia alla lettura del testo che al riutilizzo dell’oggetto cartaceo stesso, facendo da eco all’aforisma di Choderlos de Laclos secondo cui “il pregio di un libro consiste nella sua utilità o nella sua piacevolezza, o in ambedue le cose, quando ne ha le qualità”.

L’attività sequenziale leggere-piantare-innaffiare è svolgibile con estrema facilità da un bambino, non occorrendo particolari attenzioni durante la coltivazione della pianta, che si adatta a diversi climi, cresce rapidamente sia nel terreno che in vaso e resiste bene all’inquinamento.

caption: Fioritura di alberi di jacaranda a Pretoria, in Sudafrica, detta la “Città della jacaranda”, per la rilevante presenza di tali alberi.

Seguendo lo slogan “così cresce un albero. E anche un bambino” il progetto -denominato “Tree Book Tree” ad indicare lo stretto rapporto che si instaura fra albero e libro nel ciclo vitale del prodotto-, fornisce così attraverso un’esperienza ludica un insegnamento ecologico al piccolo lettore, il quale accresce le proprie conoscenze apprendendo in modo divertente l’importanza del ruolo rivestito dalle risorse, l’origine e il reciproco rapporto fra elementi naturali e prodotti e le modalità della tutela dell’ambiente.

caption: Una pagina del libro  

La conversione green dell’editoria

Nelle intenzioni della casa editrice argentina “con Tree Book Tree il libro restituisce alla natura ciò che le ha tolto”.

L’editoria quindi comincia ad allinearsi con l’ottica del riciclo che è alla base di diversi prodotti di ecodesign che hanno in comune fra loro la proprietà di poter essere piantati grazie alla presenza di semi nella cellulosa (bombe di semi, cartoline, scatole, scarpe, impermeabili, carte, filtri di sigarette, imballaggi, matite etc).

Il testo è simbolo del passaggio da un’editoria classica ad una ambientalmente consapevole. Non implicando alcuno spreco di risorse naturali, esso è infatti un’eco-versione creata con materiali di post-consumo di un volume che in passato fu pubblicato invece con carta ricavata totalmente dall’abbattimento di alberi.

Il libro seminabile tuttavia contribuisce solo in parte all’inversione della tendenza del Paese alla deforestazione, essendo essa legata non solo all’editoria (con stampe di libri che raggiungono numeri di 6 milioni ogni mese, per un totale annuo di 45.000 pagine), ma anche all’avanzare di piantagioni intensive.

“Quando usiamo gli alberi con rispetto e parsimonia, abbiamo una delle più grandi risorse sulla terra”. (Frank Lloyd Wright)

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Murales 3D con porte riciclate: la street art si fa green

Stefaan De Croock usa materiali di scarto per creare murales tridimensionali. Lo street artist -pseudonimo Strook- applica sulla facciata di edifici oggetti di legno riciclato, componendo un mosaico di cui vecchie porte, pannelli di mobili, pavimenti inutilizzati sono le tessere.

In copertina: “Wood&Paint” 

Murales: pittura, fotografia e verde verticale per riqualificare gli edifici

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La realizzazione dei murales 3D

La prima fase per la  creazione dei murales è un’accurata selezione del materiale, operazione che secondo l’autore è “importante quasi quanto la realizzazione dell’opera”; seguono la pianificazione del lavoro, il ritaglio del legno in officina ed infine l’assemblaggio in opera su una parete creando astratti profili di volti secondo uno schema di linee e piani cromatici il cui effetto ricorda il gioco del tangram.

caption: L’effetto cromatico e materico

caption: La preparazione del materiale

caption: La lavorazione del legno

caption: L’assemblaggio in opera

Si instaura un dialogo fra i diversi materiali presenti nella scena, ovvero quelli propri dei visi e quelli del supporto: legno e pittura in “Wood&Paint”, opera realizzata nel 2014 a Bruges, città dove Strook vive e lavora, in cui due soggetti di differenti materiali si guardano specularmente rappresentando le analogie e le differenze fra esseri umani (“noi siamo così differenti e così identici”); rispettivamente legno e mattoni in “Elsewhere”, opera dell’anno successivo, in cui la parete non finestrata di una vecchia fabbrica di mobili nella città belga di Mechelen diventa la fonte di ispirazione e la base per ospitare una sagoma che rompe la monotonia della trama in mattoni del muro.

caption: L’aspetto finale di “Elsewhere”

Risultati di efficaci fusioni fra murales e riciclo e di sintesi di ricerca scultorea-pittorica e contestualizzazione urbana, le figure sono volti enigmatici la cui incompletezza induce lo spettatore ad immaginare sineddoticamente la presenza di un corpo e la cui “malinconica, fragile posa simboleggia una persona nel comfort della sua casa, là dove è veramente se stesso”, come afferma l’autore.

caption: La cura artigianale per il dettaglio 

Opera e memoria

Una costante dell’intervento di Stefaan De Crook è il mantenimento della memoria sia dei luoghi che dei materiali coinvolti nell’opera perchè “ogni pezzo di legno ha la propria storia e assemblandosi con altri pezzi in una nuova composizione forma una nuova storia”.

Infatti, l’utilizzo di porte che un tempo costituivano un aspetto del contesto urbano contribuisce all’integrazione con i luoghi e il processo di trasformazione di un oggetto inutile in opera d’arte ready made non prevede alcun colorante o altra modifica, mantenendo così segni dell’usura, texture e pigmentazione originali dei materiali.

Inoltre l’opera, essendo en plein air, sarà sottoposta ad un ulteriore inevitabile processo di deterioramento, vivendo delle variazioni ambientali del contesto in cui è inserita.

caption: Particolare di una delle porte utilizzate per “Elsewhere” 

Il messaggio ecologico

Uno dei valori della performance è legato alla riflessione che essa induce sul ruolo che l’arte può assumere come veicolatrice di un messaggio ecologico criticando l’abitudine dell’uomo di liberarsi degli oggetti di cui non sa riconoscere un’utilità.

Inoltre la collocazione outdoor dell’opera permette di trasmettere tale messaggio a tutti gli abitanti che costituiscono parte dello spazio urbano (camminando, sostando, guidando…) e implica di conseguenza un rapporto artista-fruitore-opera-supporto-luogo, in una fluida interazione fra le istanze che producono contenuti e coloro che li recepiscono e li reinterpretano.

L’intensificazione del messaggio avviene tramite l’amplificazione iperbolica delle dimensioni reali dei volti: un’operazione di figuratività retorica che è una delle strategie della comunicazione visiva delle narrazioni urbane della street art.

caption: L’opera e il contesto: “Wood&Paint”

caption: Le notevoli dimensioni di “Elsewhere”

Messaggio ecologico comune non solo al pensiero di Strook, ma a tutta quella corrente di artisti che riutilizzano non convenzionalmente materiali di scarto per realizzare murales e non solo, di cui sono esponenti ad esempio Moaffak Makhoul, Artur Bordalo e Choi Jeong-Hwa.

caption: A Damasco, il più grande murale del mondo fatto con materiali riciclati, realizzato da un team di artisti con a capo Moaffak Makhoul. Foto dalla pagina Facebook dell'artista. 

caption: Artur Bordalo all’opera nel creare un murale 3D costituito da una base lignea su cui è installato un collage di immondizia, pneumatici e cavi. Foto dalla pagina Facebook dell'artista.

caption: Il sistema di facciata per un edificio di Seul, ideato da Choi Jeong-Hwa, la cui trama è un patchwork di mille porte riciclate colorate e differenti fra loro. Foto da choijeonghwa.com 

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Rischio idrogeologico: una bomba ad orologeria per l’Italia

Nel 2103 il solo dissesto idrogeologico ha causato anche in Italia oltre 3.700 nuovi “rifugiati ambientali” (meglio noti come “sfollati”) secondo la definizione delle Nazioni Unite. Secondo l’IDCM (Internal Displacement Monitoring Centre) il problema dei rifugiati ambientali non riguarda solo paesi di altri continenti come Asia e Africa, ma anche l’Unione Europea: nel 2013 l’UE ha registrato circa 115.000 nuovi sfollati, di cui 3.700 proprio in Italia!

RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA: TUTTI I DATI

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Una vera tragedia che ogni anno mina nuove vittime e causa infiniti danni.

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Il dossier “Effetto Bomba” di Legambiente evidenzia le situazioni di emergenza in cui si trovano edifici collocati in aree R3 e R4 di rischio idrogeologico; un documento che richiama l’attenzione sulle vite umane in pericolo a causa di edifici realizzati in aree assolutamente rischiose e che ogni anno che passa richiedono notevoli spese per riparare i danni da esse prodotte all’ambiente ad esse circostante. Si tratta di edifici costruiti ignorando completamente le regole di tutela dal rischio idrogeologico, in territori fragili e che hanno potuto contare sulla negligenza di chi ha permesso che esse potessero essere completate e addirittura utilizzate.

Il passato di queste costruzioni -purtroppo in molti casi ancora utilizzate per le loro funzioni- è caratterizzato da eventi calamitosi quali alluvioni e frane, e presenta un futuro molto incerto, sospeso tra il crollo imminente e l’indifferenza di chi dovrebbe porre rimedio a queste situazioni di pericolo.

L’International Disaster Database del CRED (Center for Research on the Epidemiology on Disaster) mostra come in Italia, nel decennio 2005-2014, alluvioni e smottamenti hanno causato circa 10.000 sfollati totali, con una media di 1.000 nuovi “rifugiati ambientali” ogni anno, e numeri superati solo dai devastanti terremoti dell’Aquila e dell’Emilia Romagna, che assieme alla fragilità idrogeologica del nostro paese sono un’altra causa di rovina del territorio.

I 10 EDIFICI DA DEMOLIRE O DELOCALIZZARE

Eccoli così come Legambiente li elenca anche se ci teniamo a sottolineare che ve ne sono molti altri in condizioni altrettanto rischiose, non solo per gli edifici ma anche per chi vi staziona al loro interno e per tutto l’ambiente ad essi circostante. 

  • Tribunale di Borgo Berga di Vicenza costruito tra due fiumi

Il quartiere Borgo Berga di Vicenza

  • Casa dello Studente di Reggio Calabria edificata all’interno di una fiumara
  • Centro Multisala Cinema di Zumpano (Cs), edificato su una scarpata vicino al fiume Crati
  • Scuola di Aulla realizzata sul letto del fiume Magra
  • Centro Commerciale in provincia di Chieti, realizzato a soli 150 metri dall’argine del fiume Pescara
  • Edificazione in area a rischio sul torrente Coriglianeto (Cs)
  • Segherie di Carrara adiacenti all’alveo fluviale
  • Area artigianale di Genova
  • Deposito di materiali radioattivi di Saluggia (VC)

Deposito di scorie radioattive di Saluggia

COME AFFRONTARE IL PROBLEMA

Il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, spiega che “tutti i soggetti coinvolti (Ministeri, Regioni, Autorità di bacino, uffici tecnici comunali, ordini professionali, associazioni di categoria, commercianti, artigiani, comitati e cittadini), dovrebbero avviare una concertazione con l’obiettivo di rivedere la programmazione degli interventi e predisporre opportuni vincoli sulle aree oggetto degli interventi di delocalizzazione, individuando soluzioni procedurali e economiche per realizzare gli interventi di demolizione e delocalizzazione”.

Un processo spesso lungo e macchinoso, considerata la lentezza della macchina burocratica, ma anche impossibilitato dai troppi interessi in gioco a tenere quegli edifici in piedi: prestigio di chi li ha realizzati, interessi economici di chi ha al loro interno attività in corso, mancanza assoluta di fondi per le operazioni di dismissione, etc…

Alessandro Trigila, responsabile dell’Inventario nazionale dei fenomeni franosi dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ci ricorda che “Il consumo di suolo viaggia al ritmo di 7 metri quadrati al secondo, pari a 100 campi di calcio al giorno. Abbiamo un territorio fortemente antropizzato che, a parte gli 8000 Comuni, è fatto da tantissimi piccoli paesini e frazioni.”

Dai dati della su citata ISPRA sappiamo che in Italia avvengono in media 2000 frane all’anno (di varia entità) e, cosa sconvolgente, è il dato fornito da ISPRA che censendo 500 mila frane nel nostro territorio nazionale -di cui alcune ferme da anni ma potrebbero tornare ad essere attive in qualsiasi momento-  ci fa presente che in tutta Europa le frane sono “solo”  700 mila: ebbene 2/3 di tutte le frane europee sono concentrate solo in Italia!

Ci si può tuttavia attivare per agire sul futuro dell’edilizia in aree potenzialmente a rischio. Serve un’attenta programmazione, occorre inserire gli interventi di delocalizzazione (i piani per spostare le attività che attualmente si trovano in quelle aree a rischio) all’interno della pianificazione di bacino fino ai piani di riqualificazione urbana.

Il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini sostiene che “Di fronte a questo scenario servono scelte nuove e radicali: in caso di edifici che mettono a rischio le persone che vi abitano o vi lavorano e anche chi sta intorno, l’unica scelta possibile è quella della demolizione e delocalizzazione delle attività. Per questo ci aspettiamo un impegno in tal senso e un segnale di discontinuità da parte del Governo, a partire dall’appuntamento degli Stati generali sul clima di lunedì prossimo”.

Italiasicura, la struttura ministeriale con il compito di agire contro il dissesto idrogeologico e operare sullo sviluppo delle infrastrutture idriche, pare si sia attivata da un anno a questa parte aprendo i primi 429 cantieri per un totale di circa 700 milioni di euro in tutta Italia a favore della prevenzione del rischio idrogeologico.

Inoltre l’unità di missione di Palazzo Chigi ed il Ministero dell’Ambiente hanno raccolto le proposte regionali per il Piano nazionale settennale 2014-2020 della difesa del suolo che punta a partire con risorse per 7-9 miliardi e il Piano stralcio destinato alle aree metropolitane

Il sito Polaris dell’Irpi-Cnr oltre a fornire dati, mappe e statistiche aggiornati sugli eventi di frana e inondazione che hanno causato danni diretti alla popolazione, presenta la sezione “Sei preparato?” che contiene consigli su cosa fare e non fare prima, durante e dopo un’alluvione: un sito di facile comprensione e, nella sua semplicità, molto incisivo e utile non solo a capire ma anche ad agire consapevolmente in caso di rischio e di evento calamitoso imminente.

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Renzo Piano: come costruire il castello di sabbia perfetto

Quale migliore consiglio per la realizzazione di un “costruzioni da spiaggia” di quello di Renzo Piano, l’architetto italiano più conosciuto al mondo? Il progettista genovese, che lo scorso Agosto è stato nominato Senatore a vita, intervistato da Rosanna Greenstreet di The Guardian, racconta di aver imparato a pensare in grande già da piccolo, quando giocava con la sabbia sulla spiaggia, e svela i suoi suggerimenti per realizzare un castello di sabbia. Lui che, come racconta lui stesso alla giornalista, con quattro figli, di cui il più grande ha 50 anni e il più piccolo 16, nonostante il suo vasto portfolio di progetti prestigiosi, non ha mai rinunciato alla costruzione di costruzioni di sabbia con i suoi bambini!

Perché per realizzare castelli di sabbia non bisogna essere bambini: l’importante è riuscire a pensare come un bambino.

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I 4 suggerimenti di Renzo Piano per realizzare un castello di sabbia

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1. La relazione con l’acqua è più importante dell’aspetto del castello

“Innanzitutto deve esserti chiaro che costruire un castello di sabbia è un’operazione effimera. Non avere troppe aspettative perché è destinato a durare pochissimo, prevalentemente perché sarà inghiottito dalle onde. Per questo motivo non va posizionato troppo vicino al mare, ma nemmeno troppo lontano dalla battigia: la relazione con le onde e lo studio dei loro movimenti è uno degli aspetti più divertenti del processo. Suona più complicato di quanto non sia ma, al contrario, è semplice ed istintivo.” 

2. La matematica del castello di sabbia

“Realizza una sorta di fossato con le mani nel punto in cui la sabbia è stata lasciata umida dalle onde. Il fosso non dovrebbe essere più profondo di circa 30 cm e largo 45. Raggruppa la sabbia nella forma di una piccola montagna di circa 60 cm, con un’inclinazione delle pareti laterali di circa 45 gradi.”

3. Non c’è castello senza fossato

“Scava un solco che colleghi il solco intorno al castello con il mare: consentirà alle onde di entrare. Il momento in cui l’acqua invade il fossato e lo rende vivo è magico. Se hai scelto la posizione giusta per il castello, puoi rimanere a guardare l’acqua scorrere anche per 10-15 minuti. Per catturare l’immagine nella memoria, chiudi gli occhi quando l’acqua entra nel fossato.”

4. Và a casa senza voltarti 

“Il tocco finale è quello di una bandierina o qualsiasi altra cosa riesca a trovare, da posizionare sulla punta del castello. Servirà a renderlo più visibile alle persone che corrono in spiaggia.

Poi và a casa senza voltarti.”

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Le 5 apps più utili per un architetto

Ogni giorno scarichiamo dozzine di app di tutti i i tipi, ma a parte quelle di utilizzo quotidiano, solo alcune ci sono davvero utili nella professione di architetto.

Ecco perché abbiamo deciso di fornirvi una lista veloce di 5 applicazioni per architetti che vi saranno d’aiuto durante sopralluoghi, meeting e visite in cantiere.

MODIFICA, COLORA, IMPAGINA: 15 SITI WEB PER ARCHITETTI

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Applicazioni per la condivisione di documenti

Dropbox e Google Drive

Dropbox e Google Drive sono i più famosi sistemi di cloud sourcing per archiviare tutti i file di lavoro, condividerli con soci e collaboratori. Averli sempre a portata di mano anche quando si cambia dispositivo, è utilissimo.

App per la gestione di tutte le fasi di progetto

MyMeasure

Il rilievo è la parte iniziale di ogni lavoro, per questo é una fase cruciale, ma quante volte avete dimenticato di prendere proprio QUELLA misura che adesso vi manca? Con MyMeasure legate insieme le fotografie e le misure rilevate: basta un tap sulla foto appena scattate e compariranno le frecce di quota da orientare con il valore da inserire, così saprete cosa esattamente avete misurato e cosa vi manca, il tutto con una semplice app.

MySketches, Paper

Disegnare, fare uno schizzo, buttare giù qualche idea o solo lasciare spazio alla fantasia? Niente di più facile con MySketches e Paper, due apps che, utilizzando il tocco delle dita o gli accessori dedicati, danno la possibilità di disegnare scegliendo tra diversi pennelli, pennarelli e colori.

Autocad 360

Volete visualizzare le ultime modifiche dei vostri progetti e magari essere chiari con la vostra impresa durante i lavori? Aprite l’App di Autocad 360 e tramite l’accesso al vostro account Autodesk precedentemente creato avrete accesso a tutti i dwg caricati tramite il portale 360 integrato in Autocad dalla versione 2013

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App per relazioni e fogli di calcolo

Pages, Numbers e Keynote

Pages, Numbers e Keynote sono la squadra vincente su ogni dispositivo Apple. Il primo vi aiuterà a scrivere le vostre relazioni in maniera facile e veloce, il secondo gestisce i fogli di calcolo con conti ed elenchi mentre il terzo vi viene in soccorso nei casi di presentazioni all’ultimo minuto prima di una riunione importante. Tutti e tre gestiscono ottimamente la compatibilità con documenti di casa Microsoft ma hanno una pecca: come tutti i software Apple sono solo per dispositivi Apple… per tutto il resto c’è Office.

Per essere sempre aggiornati sulle ultime tendenze, gli ultimi materiali e i colori più usati in architettura o semplicemente per prendere qualche spunto basta scaricare i diversi “archi-social” presenti sugli store, tra i più famosi citiamo Archilovers e Houzz.

Ovviamente non dimenticate di salvare sulla home la pagina già mobile-friendly di Architettura Ecosostenibile!

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L’arte di ritagliare gli alberi nella carta

Materiali cartacei di scarto, sensibilità per il riutilizzo di oggetti di uso ordinario ed un paio di forbici: con questi strumenti Yūken Teruya trasforma rifiuti di carta della vita quotidiana in suggestive opere d’arte.

ARTE VEGANA: FRUTTA E VERDURA SU TELA

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In copertina: “Notice-Forest”, Yūken Teruya

LA MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DELLE OPERE

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Il concetto-guida di tale catarsi: ritagliare la carta (sacchetti della spesa, vecchi giornali e rotoli di carta igienica) in modo da ricavare una forma, realizzando le sole bucature necessarie a farne emergere la figura; il soggetto: un elemento vegetale, quasi sempre un albero; il risultato: la creazione, con minuzia artigianale, di incantevoli architetture di carta che rivelano al di là della raffinatezza formale profondi significati legati a riflessioni concernenti globalizzazione, ambiente e green economy.

GLI ALBERI INTAGLIATI NEI SACCHETTI

caption: “Notice-Forest”, 1999-2015

L’eco-artista giapponese ricava sculture arboree all’interno di una serie di buste usa e getta riconducibili al mondo della grande distribuzione o delle griffe di moda. Il bonsai viene ritagliato nella sua interezza da un lato della shopping bag, da cui non viene rimosso; la figura viene poi ripiegata all’interno del sacchetto e infine è raccolta sul lato opposto facendo aderire con un filo di colla base del tronco e busta. Ne deriva un inatteso sistema di piccole foreste incantate, eterei paradisi mozzafiato in cui si miscelano perfezione, drammaticità e leggerezza.

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Il frastagliato sistema di bucature che risulta sul lato superiore della busta da questa complessa operazione di sottrazione contribuisce al valore estetico complessivo dell’opera, perché lasciando filtrare la luce simula l’effetto di sottili raggi di sole penetranti attraverso il cielo nuvoloso, a dimostrazione della pari importanza dei pieni e dei vuoti nella costruzione dell’immagine finale.

Essendo inoltre ricavato da un prodotto seriale senza che avvenga un distacco completo dal supporto cartaceo di cui è appendice, l’albero implica la necessità di un confronto fra i mondi artificiale-naturale.

L’infinita varietà morfologica dell’albero è in aperta opposizione a omologazione delle grandi marche internazionali, globalizzazione e serialità del mondo della produzione; ogni elemento della poetica di Teruya è infatti un oggetto unico, modellato come copia di un soggetto del mondo organico realmente esistente che egli ha visto durante la sua vita.

Tale contrasto è evidente anche nell’opera del 2010 “Green Economy”, in cui l’artista ritaglia mazzette di banconote a forma di albero, in polemica con perdita di valori, consumismo e depauperamento delle risorse.

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L’apparente fragilità dell’organismo vivente all’interno della busta cela la reale forza vitale dello stesso che sorregge con i propri rami l’involucro da cui trae origine fungendogli da sostegno come un axis mundi, l’albero cosmico che veniva ritenuto pilastro del cielo grazie alla sua fronda.

Attribuire all’albero in queste collezioni il significato di forza, riferimento e differenziazione allinea quindi l’orientamento di Teruya a innumerevoli interpretazioni cui questa immagine archetipica universale si è prestata nel tempo, dai biblici alberi della Conoscenza e della Vita, passando per le opere di Leonardo, Dürer e Mondrian, fino ad arrivare ai giorni d’oggi con il simbolo del Padiglione Italia di Expo Milano 2015.

I RITAGLI NEI QUOTIDIANI 

caption: “Minding my own business”, del 2011 e del triennio 2013-2015

Le due serie raccolte sotto il titoloMinding my own business sono risposte eco-poetiche dell’autore rispettivamente agli articoli su danni a persone, a città e all’impianto nucleare di Fukushima causati dallo tsunami che colpì il Giappone l’11 marzo 2011 di cui egli è stato testimone e a quelli del New York Times su argomenti dalla droga alla guerra.

Nelle due collezioni Teruya ritaglia le prime pagine di giornali in modo da simulare la crescita di germogli direttamente dal supporto cartaceo come messaggio concreto di un nuovo avvio positivo in relazione al verificarsi degli eventi negativi trattati dalle testate giornalistiche.

Per vari aspetti l’opera di Teruya converge con le visioni del corpus culturale giapponese: infatti l’albero è simbolo di spiritualità, sede di una propria anima e di divinità dei boschi –kami– e come tale va rispettato e salvaguardato (si pensi per es. alla figura protettiva dell’albero-madre dei kodama dei film di Miyazaki); bellezza, la cui fragilità è oggetto di riflessione durante l’hanami, il festival che vede protagonisti i ciliegi giapponesi –sakura- in fiore; speranza, fertilità e vita, il cui ciclico processo di trasformazione da germoglio ad albero trova un parallelo nella ciclica successione di riedificazioni del tempio shintoista.

Il ritaglio inoltre viene effettuato ponendo attenzione anche ad intessere un dialogo fra l’immagine iniziale ed il risultato finale da essa ricavato. Esemplare sotto questo aspetto la serie dei quotidiani americani.

28 dicembre 2011: boom di stupri in Somalia; un’immagine ritrae una vittima di violenza che si nasconde il viso. Yūken Teruya ne oscura l’identità ritagliando fiori dalla superficie della foto. Il varco in tal modo creato sulla sorgente cartacea forma attorno alla figura un’aura tipica dell’iconografia dei santi, amplificando la risonanza dell’immagine di partenza.

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11 giugno 2012: è una risposta alle uccisioni legate al commercio della droga in Messico. Ponendo in simbiosi uomo e natura, l’artista fa nascere un germoglio dalla foto del sangue di una delle vittime, simboleggiando l’avvio di una nuova vita. Dall’albero che idealmente ne scaturirà, qualora lacerato, secondo una tradizione giapponese, sgorgherà sangue da cui avrà avvio un nuovo germoglio in un ininterrotto flusso vitale.

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La testata è sfondo immobile perché testimone delle esperienze del passato, il crescente albero invece è colto in un momento della sua continua evoluzione, rappresentando emozioni, aspirazioni e opinioni personali che l’artista imprime sulla prima pagina. Due tempi, due ruoli.

I ROTOLI DI CARTA IGIENICA 

caption: “Rain Forest”, 2005-2010; “Corner Forest”, 2003-2009

Parallelamente alle sculture nei rotoli di carta igienica create fra il 2009 e il 2012 da Anastassia Elias (“Rouleaux”), Teruya riconosce un valore inespresso a oggetti insignificanti e dà loro una nuova e inaspettata vita trasformandoli in pregevoli opere d’arte.

Da una catena di rotoli pendente dal soffitto o fissata ad una parete l’artista fa infatti spuntare rami, dimostrando che è possibile creare foreste di carta anche dai materiali di uso più comune.

CONTESTO INTERNAZIONALE, ATTUALITÀ E RISPETTO DELLA TRADIZIONE 

L’opera di Yūken Teruya è frutto della confluenza fra la conoscenza delle culture, l’attenzione al contesto storico-artistico con cui egli è a contatto (l’artista è nato nell’isola di Okinawa, ha studiato a Tokyo e a New York, città presso la quale ha sede il suo studio ed espone i suoi oggetti in tutto il mondo, da Berlino a Hiroshima a Santa Monica) e la continuità con le antiche tecniche della sua terra d’origine.

Antiche tecniche che sono legate inscindibilmente all’arte della produzione della carta e in particolare del ritaglio.

La manifattura della carta, incentivata e giustificata in passato dalla richiesta crescente di copie di testi in relazione alla diffusione del buddismo, ha raggiunto in Giappone livelli di perizia, maestria e cura del dettaglio tali da valere il riconoscimento nel 2014 di Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO per l’artigianato della carta washi.

In particolare, l’arte del ritaglio si è diffusa in tutto il mondo a partire da Cina e Giappone evolvendosi in diverse tecniche che fanno uso di papercutting, dall’origami alla silhouette e coinvolgendo nel tempo non solo la cultura popolare ma anche personaggi come Hans Christian Andersen e Matisse.

Oggi l’opera di un notevole numero di artisti del panorama internazionale si pone in continuità con la tradizione psaligrafica di Yūken Teruya e non solo nei suoi lavori si possono trovare alberi ritagliati dalla carta che assumono significati differenti a seconda delle opere (ad es. “Fall” di Peter Callesen, in foto).

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Il rudere di Detroit diventa casa dei fiori

Riqualificare l’esistente in una cornice urbana che sembra non promettere più nulla è possibile. La testimonianza della Flower House Detroit dà speranza a chi vive ogni giorno a contatto con il degrado di edifici e spazi pubblici. Flower House Detroit è un intervento che ha visto rinascere da un vecchio edificio dismesso un originale negozio per la rivendita e l’esposizioni di fiori.

UN NEGOZIO TUTTO RICICLATO PER FIORI E FRUTTA FRESCA A LONDRA

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L’idea della riqualificazione e riconversione dell’immobile è un’idea della vincitrice all’asta dell’immobile, Lisa Waud. L’edificio – originariamente costituito da 15 vani in condizioni fatiscenti . L’immobile è costato a Lisa solo 500 dollari ma dalle immagini, a chiunque, appariva come un rudere da abbattere, ormai in condizioni disperate.

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Eppure sarebbe diventato la casa dei fiori. “An abandoned Detroit house, overflowing with blooms for one weekend, will become a flower farm”. Questo il motto che racchiude la storia e il presente di questa “farm” a scala urbana.

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“Quando vivi a Detroit (uno dei centri urbani più colpiti dalla crisi economica in America) è difficile non notare l’abbondanza di case abbandonate, così un giorno ho deciso che ne avrei salvata una -spiega Lisa-. La speranza è che questa riqualificazione possa essere di ispirazione per altre persone che sappiano comprendere il valore artistico e anche economico di queste strutture”.

L’esemplare autorecupero della Flower House, totalmente a cura della proprietaria, ha radicalmente trasformato il luogo che oggi vanta la presenza al suo interno di oltre centomila fiori in vendita che donano vita e colore non solo allo spazio in sé ma anche al quartiere stesso in cui sorge.

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L’Enciclica sull’ambiente di Papa Francesco

È uscita il 18 giugno “Laudato si’, Lettera Enciclica sulla cura della casa comune”, l’enciclica di Papa Francesco. Il testo si sofferma in particolare su alcuni aspetti, invitando la popolazione a proteggere la “casa comune”, controllando i danni che possono essere arrecati all’ambiente, e ponendo attenzione a tentativi reali di cambiare il modello di sviluppo, per favorire uno sviluppo integrale e realmente sostenibile. Bergoglio considera anche gli aspetti legati all’economia, condannando il consumismo eccessivo e sollecitando l’adozione di nuovi stili di vita, più consoni al benessere ed alla salvaguardia per tutti gli esseri presenti sul pianeta.

AMBIENTE E RISORSE: L’INSEGNAMENTO DEL CAPO INDIANO 

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I CONTENUTI AMBIENTALISTI DELL’ENCICLICA

L’incipit dell’Enciclica è legata a San Francesco, di cui il Papa cita Il Cantico delle Creature, e rilevando i danni che vengono determinati sull’ambiente dalle azioni dell’uomo:

«”Laudato si’, mì Signore”, cantava San Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza […]. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. […].»

Papa Francesco si sofferma sull’attenzione che dovremmo riversare nei confronti della natura, per salvaguardarla e proteggerla da qualsiasi forma di degrado, anzi promuovendo un atteggiamento positivo e costruttivo.

«La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, […] perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli “stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società”.»

Chi ha dunque il compito di migliorare gli stili di vita? Ciascuno di noi è invitato ad impegnarsi in prima persona per poter rendere possibile ciò, favorendo la creazione di un ambiente di vita migliore. Di rilievo è anche il problema dei trasporti in ambito urbano: «La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico  dalla  società  senza  un  miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza.»

ECOLOGIA E BENE COMUNE

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Il Papa tratta il tema dell’ecologia come studio dell’oikos, “casa” di tutti in greco: San Francesco stesso è patrono d’Italia e testimone di un’ecologia integrale, nella quale ogni creatura riconosce la bellezza della natura, e l’uomo ha un valore ed un fine in sé, senza essere il dominatore della natura stessa o di altri esseri umani. E a questa ecologia umana è collegato l’equilibrio di tutti gli esseri umani, anche da un punto di vista sociale. Papa Bergoglio afferma: «Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale e deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri. […] Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi».

La crisi ecologica è stata determinata da alcuni aspetti negativi, elencati chiaramente: riscaldamento globale, cambiamento climatico, inquinamento, innalzamento dei mari, impoverimento della biodiversità, distribuzione iniqua del cibo, la carenza e il diritto di tutti all’acqua. Tutto ciò conduce ad uno squilibrio globale: «È indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la politica ma anche libertà e giustizia». La denuncia è contro la «globalizzazione del paradigma tecnocratico», che si riflette nel «consumismo ossessivo» e «tende ad esercitare un dominio anche su economia e politica».

Auspichiamo che i continui richiami sulla sostenibilità ambientale e sulla salvaguardia dell’ambiente possano essere messi in pratica presto, con coerenza e positività, per il benessere dell’intero pianeta.

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Goqui, il villaggio verde inghiottito dalla natura

Le isole Shengsi, sono la patria di Goqui, un villaggio di pescatori cinese abbandonato, che sembra essere stato inghiottito dalla terra e dalla natura, sommerso dalla vegetazione

LA NATURA VINCE SU TUTTO:IL PONTE DI LIANE

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Situate a circa due ore da Shanghai, al largo della costa orientale della Cina, vicino alla foce del fiume Yangtze, le isole si presentano come un luogo da favola per la gente del posto, diventando il diversivo al caos cittadino, rinomato per i rinomati ristoranti in cui si possono gustare eccellenti frutti di mare, nonché per le numerose mete di escursione e per prendere il sole, godendo di acque cristalline. Pochi gli stranieri che arrivano fino qui, il che lo fa diventare uno di quei luoghi ideali per coloro che amano viaggiare fuori dai sentieri battuti. A Goqui, difficilmente raggiungibile dai turisti, la natura si è riappropriata del territorio. Questo caratteristico villaggio è inghiottito da una vegetazione lussureggiante, dovuta anche al clima subtropicale del luogo.

Purtroppo molte persone associano la Cina alle città altamente urbanizzate e iper affollate come Shanghai e Pechino, ma probabilmente c’è ancora chi ricorda che non molto tempo fa il paese era patria di migliaia di piccoli villaggi rurali come quello delle isole Shengsi. Molti di questi villaggi oggi sono purtroppo abbandonati. Così il fotografo cinese TangYuhong ha deciso di catturare queste immagini portando al pubblico mondiale le bellezze del villaggio perduto di Goqui, dove la natura si è riappropriata del suo spazio e gli edifici sono diventati tutt’uno con l’ambiente circostante. 

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Il villaggio dell’arcipelago di Goqui è un esempio di autoecocompatibilità spinta, anche se molti degli immobili al momento risultano disabitati; certo è che essi potrebbero essere il punto di partenza per un recupero ambientale mirato a far diventare questo luogo un modello. Il suo mare, le luci, le caratteristiche imbarcazioni da pesca e i suoi scogli sono paragonabili per bellezza a quelli dell’arcipelago hawaiano e questo rende le spiagge della zona un piccolo paradiso incontaminato lontano dalla caotica civiltà.

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Simulazioni energetiche: stazionarie, semi-stazionarie, dinamiche

Sono ormai anni che si parla sempre più frequentemente di analisi energetiche e software di calcolo energetico ed è quindi il caso di spendere qualche parola per spiegare meglio cosa sono e a cosa servono. Come prima cosa, c’è da dire che spesso, parlando di simulazioni energetiche si intende erroneamente soltanto l’aspetto di condizionamento estivo ed invernale. In verità, una simulazione energetica non riguarda unicamente il comfort termico interno dell’edificio, e quindi la semplice necessità di riscaldare o raffreddare un ambiente, ma anche di un aspetto fondamentale e che spesso e volentieri è sottovalutato: lo studio dei sistemi di illuminazione e di ricircolo dell’aria. Tali impianti infatti, influenzano ampiamente in consumi di edifici altamente performanti dal punto di vista termico. Inoltre, un altro aspetto difficilmente quantificabile è quello del benessere interno, della salubrità e in generale del comfort che non avendo un effetto diretto sulle bollette è spesso trascurato.

EFFICIENZA ENERGETICA: L’AUDIT E LE BUONE PRATICA IN EDILIZIA

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Focalizzando invece l’attenzione sull’oggetto edilizio di per sè, c’è da precisare che esso non deve essere visto come qualcosa di immutabile e statico nel tempo, ma anzi come qualcosa le cui proprietà fisiche cambiano costantemente nell’arco della stessa giornata! Questi cambiamenti sono dovuti in primo luogo all’ambiente che agisce su di esso in moltissime forme e sollecitazioni ma anche (e a volte soprattutto) da ciò che possiamo definire come “fattori interni”, ovvero tutto quell’insieme di funzioni e attrezzature che l’edificio ospita. Tra i “fattori interni” spiccano i sistemi di condizionamento e soprattutto le persone che lo utilizzano.

I fattori da considerare per le simulazioni energetiche

Andando con ordine, per ogni simulazione energetica che si vuole fare, si deve sempre avere chiaro di che edificio si sta parlando, di dove è posizionato e di tutto ciò che vi sta intorno (incluso alberi, altre strutture ed in generale ogni elemento fisico che può interagire con l’edificio analizzato) e quali sono le condizione ambientali esterne nel corso del periodo di studio. Ma bisogna anche conoscere quali sono le funzioni che la struttura è destinata ad ospitare e quindi che tipo di utenza deve accogliere, il tipo e numero di attrezzature presenti e i loro consumi, tutti i sistemi tecnologici presenti al suo interno e soprattutto il numero di persone che lo utilizzeranno e il loro comportamento “tipo” come fruitori.

Come si può ben capire da queste poche righe, la situazione risulta essere estremamente complessa perché ognuno dei punti sopra elencati può mutare nel tempo. Basti pensare a quelli che sono i fattori ambientali ed umani. Intanto bisogna avere ben presente quali sono le condizioni fisiche dell’intorno, quindi la presenza di altre strutture ma anche alberi che però come ben sappiamo sono tutt’altro che fisse e immutabili anzi, basti pensare alla possibilità che un vostro vicino di casa decida, da un giorno all’altro, di piantare un bell’albero nel suo terreno, oppure di sopraelevare (o costruire ex novo) la sua casa. Già questo può far capire l’aleatorietà della situazione, ma se aggiungiamo inoltre le variabili dovute a chi utilizza l’edificio, rischieremmo di perderci in un elenco infinito di possibilità. La variabile utente infatti, insieme a quella climatico-ambientale è una delle maggiori cause della non accuratezza delle simulazioni energetiche e che spesso ne altera sensibilmente le previsioni progettuali.

A questo punto, la domanda che può venire in mente è: che ruolo possono ricoprire le simulazioni energetiche visto che ci sono molti elementi non predittibili che le influenzano? A questa domanda si può rispondere dicendo che il loro scopo non è quello di prevedere esattamente i consumi dell’edificio analizzato, ma anzi di fornire dati utili a capirne meglio il comportamento in modo da poter confrontare diverse strategie e scegliere quella che garantisce, a parità di comfort, il minor uso di energia. Vorrei spendere due parole per precisare questo concetto: il fatto che una soluzione risulti essere la migliore per un edificio, non significa che è per forza la migliore in ogni altro caso anche analogo poiché, come detto prima, sono molteplici i fattori che ne influenzano il comportamento e quindi ogni caso deve essere trattato separatamente. Ovviamente, parlando dell’aspetto che più interessa in genere agli acquirenti, ovvero il riscontro monetario del processo di analisi, se una simulazione è stata fatta bene è lecito aspettarsi che i consumi finali risultino essere in linea con quelli previsti.

Appare chiaro su tutti un concetto, nel campo delle simulazioni energetiche, piuttosto articolato, confluiscono molteplici discipline diverse come l’ingegneria, ma anche l’architettura, fisica, scienze ambientali, scienze del comportamento e non solo. Ci sarebbero da scrivere centinaio di pagine riguardo alcuni fattori che entrano in queste analisi, come ad esempio i file climatici, l’uso dei materiali, l’effetto della massa, le schedule di utilizzo e altro, ma non volendo scendere troppo nei dettagli, una classificazione di massima risulta indispensabile.

I TIPI DI SIMULAZIONE ENERGETICA

La classificazione che viene normalmente fatta sulle simulazioni energetiche riguarda le semplificazioni che vengono adottare nella rappresentazione della fisica dell’edificio e dei materiali nonché nell’unità oraria che viene usata per indagare il fenomeno. Essenzialmente è quest’ultimo il fattore che porta ad una maggiore o minore raffinatezza dei risultati. Si possono individuare quindi tre tipi diversi di simulazioni energetiche in base, appunto, all’unità temporale che viene adottata e che risulta essere la “stagione” di riscaldamento o di raffrescamento per quanto riguarda le “simulazioni energetiche stazionarie”, il mese come unità temporale per quanto riguarda le “simulazioni energetiche semi-stazionarie” e infine l’unità oraria o sub oraria come unità di tempo per quanto riguarda le simulazioni cosiddette “dinamiche”.

Simulazioni stazionarie e semi-stazionarie

Questo tipo di analisi sono le più comunemente usate per diversi motivi tra i quali spicca la semplicità di esecuzione. Ovviamente questa semplicità deriva da un alto livello di semplificazione adottata che sicuramente non è passato inosservato dal lettore. Infatti le unità temporali usate per questo calcolo vanno dalla “stagione” di riscaldamento o raffrescamento al mese. Questa semplificazione comporta delle notevoli approssimazioni nella modellazione e nei parametri che vengono presi in esame. In regime stazionario o semi-stazionario il bilancio energetico viene fatto unicamente come un confronto tra le temperature interne ed esterne avendo come elemento di separazione una parete con una trasmittanza termica definita e costante nel tempo e senza massa o sfasamento. Questi ultimi due parametri che vengono trascurati da questo tipo di simulazioni, sono di cruciale importanza per quanto riguarda i consumi finali e il comfort totale e quindi, per forza di cose, queste simulazioni spesso risultano imprecise e lacunose.

In genere gli input di questo genere di programmi si limitano a scarse indicazioni geografiche (spesso limitate al comune), ad una sommaria modellazione geometrica e spesso ad una indicazione approssimativa degli impianti presenti e delle schedule di utilizzo dell’edificio stesso. Questo tipo di simulazioni è spesso utilizzata per effettuare delle graduatorie per confrontare diversi edifici tra di essi e usualmente, per il mercato immobiliare italiano. Comunque, per via della loro semplicità di esecuzione, queste simulazioni possono essere usate nelle fasi iniziali della progettazione per avere un’idea iniziale sulle caratteristiche dell’edificio e su quali possono essere i suoi punti deboli.

Alcuni programmi che svolgono questo tipo di analisi sono TerMus, EdilClima, MC4.

Simulazioni dinamiche

Con le simulazioni in regime dinamico, si apre un nuovo mondo ai progettisti. Infatti in questi programmi l’unità di tempo considerata è l’ora ma molto spesso si può scendere anche alla scala sub-oraria. Ciò permette di avere una descrizione minuziosa del comportamento dell’edifico ora per ora e ne permette di analizzare e sfruttare quelle che sono le caratteristiche fisiche proprie dei materiali. Questi programmi spesso riescono ad inserire input variabili come ad esempio sistemi di schermatura intelligenti, controlli di illuminazione oltre che la funzione della massa di cui calcolano adeguatamente ogni sua caratteristica e questo permette di simulare in modo realistico gli effetti di ogni singola modifica si decida di apportare alla struttura analizzata. Infatti, questo tipo di software permettono altresì di simulare nel dettaglio i vari sistemi di condizionamento presenti nell’edificio e di vederne gli effetti nei consumi ma anche nel comfort interno.

Le simulazioni dinamiche permettono non solo di ottimizzare gli apporti energetici e i consumi ma anche di ottimizzare il comportamento dell’involucro con quello degli impianti in modo da poter optare per impianti generalmente meno potenti e quindi meno costosi, il tutto garantendo un alto comfort interno. Spesso incluso in questo tipo di analisi, si include un efficace calcolo illuminotecnico in modo da avere una predizione dei consumi e del confort in tutti i suoi aspetti. Ovviamente l’aspetto negativo di questo processo deriva proprio dalla sua notevole complessità. Infatti questo tipo di analisi richiedono una conoscenza approfondita di ogni singolo elemento del progetto, sia costruttivo che impiantistico ed inoltre la modellazione deve essere estremamente scrupolosa e accorta poiché anche una semplice svista può portare a risultati differenti e non realistici.

Esistono diversi programmi a pagamento che effettuano simulazioni energetiche dinamiche. Nonostante ciò, uno dei programmi più usati al mondo è Energy +, un software gratuito sviluppato dal dipartimento dell’energia degli Stati Uniti d’America con l’aiuto di alcune tra le più prestigiose università al mondo e che sempre più si sta affermando a livello mondiale.

Conclusioni sulle simulazioni energetiche

Da ciò che appare da questa breve discussione, si può capire che il mondo delle simulazioni energetiche è estremamente vasto e complesso ma che può aiutare a migliorare notevolmente la qualità della progettazione di un edificio. Ovviamente, come è stato detto, esistono moltissimi strumenti a disposizione dei progettisti per raggiungere i propri obiettivi e ovviamente ognuno di loro ha una sua funzione e un suo preciso scopo. Come già detto, le simulazioni energetiche dinamiche sono quelle che richiedono più lavoro e precisione ma risultano essere anche le più precise ed efficaci. Questa loro complessità deve quindi essere giustificata all’interno di un processo progettuale profondo e innovativo che non le releghi semplicemente come ultimo step ma che anzi le valorizzi e le utilizzi in ogni fase del processo, dalla progettazione di massima a quella del dettaglio. Questo ovviamente sarebbe il modo migliore di utilizzarle ma purtroppo spesso, sia per la scarsa diffusione delle stesse che per una autoreferenzialità del processo progettuale di per sè, esse sono relegate come elemento accessorio della progettazione a cui è demandato il compito di stabilire unicamente quanti centimetri di isolante devono essere usati per ottenere la classe energetica richiesta. Per fortuna, sembra che le cose stiano lentamente cambiando, specialmente nei paesi europei continentali e speriamo che quindi, questo tipo di approccio olistico alla progettazione diventi presto il modo “normale” di progettare anche in ambito nazionale. L’Italia infatti grazie alla sua conformazione geografica offre una serie estremamente variegata di situazioni che impongono analisi sempre diverse agli specialisti del settore. Ciò da un lato presenta degli ovvi svantaggi (difficile standardizzazione dei casi), ma dall’altro è una grande possibilità per formarsi a tuttotondo in modo da essere in grado affrontare autonomamente ogni situazione e fare scuola anche nel resto dell’Europa e non solo. 

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Master-Lab Architettura e Ambiente

“Learning by doing” è il modello anglosassone cui si ispira, per il secondo anno consecutivo, il Master-Lab Architettura | Ambiente  organizzato dalla Scuola di Architettura Strategica NewItalianBlood, nata a Salerno con un unico e prezioso obiettivo: la coesione tra progettazione sostenibile, tutela dell’ambiente e sviluppo economico, coniugando etica e pratica professionale, ricerca e conoscenza del territorio, anche attraverso collaborazioni e contributi di partner internazionali fra cui i più autorevoli architetti, paesaggisti, sociologi, economisti, ingegneri ed esperti del costruire ecosostenibile. 

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Il Master, programmato dal 3 novembre 2015 al 14 aprile 2016, sarà organizzato come un superstudio-laboratorio dove i partecipanti, affiancati da progettisti professionisti tra i più interessanti e innovativi, svilupperanno in cinque mesi di attività almeno tre progetti: riuso di edifici o spazi pubblici abbandonati, rigenerazione urbana di aree periferiche, interventi turistici, culturali e sociali per la trasformazione eco-compatibile del territorio.

Chi si dimostrerà più meritevole, ottenendo l’Attestato Speciale di Merito, avrà l’opportunità di seguire uno stage finale di tre mesi in importanti studi nazionali o internazionali e chi sceglierà di svolgere lo stage in Campania o presso gli studi partner italiani, avrà diritto a un rimborso spese di 600 Euro al mese.

Oltre a lezioni pratiche e teoriche, da svolgersi negli spazi prestigiosi della scuola con l’utilizzo di risorse hardware innovative, sono previste visite in cantiere, seminari, workshop, allo scopo di fornire conoscenze per realizzare una progettazione strategica integrata, dedicata sostanzialmente alla qualità diffusa, indispensabile per lo sviluppo del territorio, dell’economia e del turismo.

L’iscrizione al Master dovrà essere perfezionata entro il 15 settembre 2015.

Particolarmente interessanti le dieci borse di studio messe a disposizione da NewItalianBlood per sostenere i giovani talenti under 35 e under 30: 2.500 Euro ciascuno per due progettisti tra i 30 e i 35 anni, residenti in Italia, Europa, Mediterraneo e 1.750 Euro ciascuno destinati a otto giovani sotto i 30 anni, residenti in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Le candidature dovranno pervenire entro il 10 luglio 2015.

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NIB ha attivato, inoltre, una partnership con la Regione Lazio, promotrice del programma Torno Subito; si tratta dell’opportunità, per residenti o domiciliati nel Lazio, under 35, di ricevere una borsa di studio che copre tutte le spese fino a 12.000 Euro per frequentare un’attività di formazione professionale fuori regione, come il Master di Salerno, organizzando lo stage di ritorno in studi o aziende laziali i cui contatti sono forniti dal network. Le domande vanno inviate entro il 6 luglio 2015.

Altre sponsorizzazioni e contributi saranno offerti da Fondazioni, Istituzioni, Enti Pubblici, ONG, Aziende Private, quali partner di riferimento per la copertura delle spese relative allo sviluppo dei progetti.

È dunque un’occasione unica per “imparare facendo”, costruendosi un portfolio di qualità, indispensabile per proseguire il proprio percorso professionale e fare esperienza nei più importanti studi di progettazione nazionali e internazionali. 

Per saperne di più visita il sito di New Italian Blood

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M|app: la app del saper fare pugliese

Per conoscere qualsiasi territorio è indispensabile relazionarsi con gli abitanti, scoprire usi e costumi del posto e, con essi, l’anima dei luoghi. Servizi di geolocalizzazione, mappe interattive e un monitoraggio aggiornato possono indirizzare e coinvolgere turisti e residenti, agevolando nel contempo le amministrazioni nella valorizzazione dei beni materiali e non. All’interno del “web semantico” in cui applicazioni per smarthphone e tablet sono i nuovi strumenti di lettura del territorio, si inserisce il progetto M|app  Mestieri e arti popolari pugliese – vincitore del bando pugliese “Principi Attivi 2012“.

LA PUGLIA RACCONTATA IN UN’INFOGRAFICA

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L’app mette a sistema laboratori, organizzazioni ed eventi artigianali presenti sulla regione con l’obiettivo principale di agevolare la fruibilità dei territori e mostrare la moltitudine di punti d’interesse dell’artigianato artistico, in maniera semplice e interattiva. Se ricerchi per città o categoria scoprirai musei, mercatini ed eventi indicizzati, ma non solo… Potresti partecipare ad alcune attività promulgate dall’associazione, chiacchierare con un eclettico liutaio, fare cavatelli e strascinate con maestre pastaie o incontrare uno dei pochi maestri trullari ancora viventi!

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I giovani pugliesi e la partecipazione attiva sul territorio

Dal 2008 la Regione Puglia promuove e supporta progetti ideati e realizzati dai giovani grazie a Principi Attivi “iniziativa per favorire la partecipazione dei giovani pugliesi  alla vita attiva e allo sviluppo del territorio” . M|app nasce dalle menti di Cristina Dicillo, Pasquale Minervini, Rosanna Rizzi e Sabrina Scaletta ed è un progetto pilota a scala regionale che può essere ampliato a scala nazionale. 

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Se la geografia emozionale è la nuova chiave di lettura dei territori, una mappa “smart” può aiutare a scoprire paesaggi tipici e protagonisti dell’artigianato. Infatti la mappatura interattiva individua realtà artigianali già presenti ed operanti sul territorio ma non in contatto tra loro, e promuove iniziative culturali individuali o limitate nel tempo. Come raccontano i soci, “il ruolo di M| app è di strutturare queste informazioni in una base di conoscenza condivisa, fruibile attraverso una piattaforma web e applicazioni per smartphone e tablet che consenta di conoscere in tempo reale localizzazione, caratteristiche e ogni genere di informazione utile per partecipare e conoscere l’attività d’interesseIl riconoscimento dell’identità territoriale e la promozione delle tradizioni ‘che costituiscono risorsa da tramandare alle future generazioni’ rappresenta infatti uno dei principali indirizzi delle politiche della Regione Puglia, laddove la componente rurale e storico-culturale viene intesa come una delle declinazioni del ‘bene’ territorio al pari degli aspetti paesaggistici e ambientali e, in quanto tale, suscettibile di tutela’’.

Attività on line e off line

Accanto ad una fase online, l’associazione promuove una offline di natura didattico-pratica con workshop e incontri con personalità della scena pugliese. La divulgazione del saper fare è promossa con iniziative in partnership con associazioni e istituzioni già presenti da tempo sul territorio. I laboratori sono cadenzati rispetto alla stagionalità delle attività e suddivise secondo i quattro ambiti principali della vita dell’individuo: i mestieri, l’abitazione, il cibo e il tempo libero. Il progetto prevede inoltre l’attivazione di processi collettivi di coesione e cooperazione, rivolti a Istituti Scolastici e di assistenza sociale, per favorire la sperimentazione didattica e l’integrazione di minori, anziani, diversamente abili, attraverso attività laboratoriali organizzate sui temi delle tradizioni locali.

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Il primo appuntamento laboratoriale sviluppava il tema mestieri e ha visto la collaborazione dei maestri ceramisti della Bottega Vestita di Grottaglie (TA). Dopo un seminario teorico sulla storia della ceramica Magno-Greca e Medievale e sui metodi di lavorazione e decorazione tradizionali, i partecipanti hanno lavorato con il tornio modellando vasi e piccoli oggetti. Hanno appreso anche alcune tecniche decorative tra cui l’ingobbio a graffito e incisione, e lo smalto.

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Il secondo appuntamento ha come tema il cibo e negli spazi baresi di MICROBA i partecipanti si sono cimentati nella produzione di orecchiette, cavatelli, strascinate e altri formati tipicamente pugliesi. Si è tenuto, inoltre, il simpatico contest culinario e show cooking. Il primo piatto preferito in cui i presenti divisi per squadre si sono sfidati con ricette a base di orecchiette prodotte in giornata sulla Q-CINA mobile degli amici di MoMAng.

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La terza attività didattico-pratica è stata chiamata “La dimora”, dedicata alle tecniche costruttive in pietra a secco tipiche pugliesi con l’aiuto dei trullari Giuseppe Miccoli, divulgatore dell’antico mestiere, e Lorenzo Grasso, autorizzato ad operare nei siti patrimonio UNESCO. Durante la giornata i maestri hanno mostrato le caratteristiche tecnologiche dei muri a secco, soffermandosi sulle tipologie dei paretoni e dei paralupi; in seguito hanno mostrato gli strumenti tradizionali (martello, seidenti, filo a piombo, squadro, guidamest, callared, zappa e piccone).

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Infine un percorso tra storia, musicologia, fisica e arte l’ultimo appuntamento per il macro-tema tempo libero, dedicato alla scoperta del mestiere del liutaio con Antonio Dattis in cui i partecipanti hanno potuto apprezzare la sua eccezionale abilità nello scolpire il legno e trasformarlo in musica.

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11 software utili agli architetti. Progettazione, render e cura del computer

Oggi parliamo di alcuni software per PC, utili a architetti e studenti di architettura. Lasciando da parte software più conosciuti come quelli prodotti da Autodesk, da McNeel, Microsoft ecc, i programmi qui di seguito vi proporranno alcune alternative a strumenti di cui eravate già a conoscenza. Saranno piacevoli sorprese per aumentare la vostra produttività in ufficio o dietro ai banchi di scuola.

15 PROGRAMMI ONLINE PER ARCHITETTI

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Ultimate Maps Downloader

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Immaginiamo di utilizzare una foto di satellitare proveniente da Google Maps, o da Bing Maps come sfondo in un inquadramento per mostrare la zona del nostro prossimo intervento. Il problema è sempre lo stesso: ingrandendo un printscreen (uno stamp) dello schermo con uno zoom troppo ravvicinato corro il rischio di avere un’immagine molto sgranata, se invece il mio stamp prende una porzione di mappa maggiore il problema non è comunque risolto, poiché all’ingrandimento di quest’ultimo otterrò nuovamente un’immagine sgranata con il rischio di far apparire la mia zona di interesse minuscola e invisibile.

Lizard Labs ha sviluppato Ultimate Maps Downloader, un semplice software che permette di scegliere una tra tante tipologie di mappa provenienti da Google, Bing, Wikipedia, Esri… una porzione di area mondiale e il suo livello di zoom. Automaticamente provvederà al download di tutte le sezioni corrispondenti e al photomerge restituendovi un’immagine ad altissima risoluzione e fedeltà.

Acronis Backup Advanced 

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Ognuno di noi sa quanto è importante il contenuto dei nostri inseparabili amici, i Computer. Questo splendido aggeggio, diventato così semplice da usare con interfacce infinitamente personalizzabili, lavora unicamente in sistema binario, ovvero con pacchetti di dati composti da 0 e 1. Questi – apparentemente insignificanti – 0 e 1 che compongono i nostri file sono fonte di numerosissime preoccupazioni, capelli bianchi, rughe e pianti. Immagino che perdere da un giorno all’altro il lavoro di una vita, i ricordi, la musica, risulti abbastanza traumatico. I nostri computer sono gli archivi della nostra vita. Per questo Acronis Backup Advanced, in caso di catastrofe, garantisce una copia di backup su supporti esterni o interni di macchine virtuali, componenti di rete, o di qualsiasi supporto, per recuperare il più velocemente ed efficientemente possibile qualsiasi file vogliate.

Teorex PhotoScissors 2.0

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Dovete tagliare rapidamente un oggetto o una persona da una fotografia per incollarla in un’altra immagine? Dovete unicamente rimuovere lo sfondo da una fotografia?

Con pochi clic di mouse, PhotoScissor produce un ritaglio preciso che può essere implementato a tuo piacimento con sottili pennelli. Invece di perdere tanto tempo con strumenti come bacchetta magica, gomma o lazo poligonale, il software ti fa scegliere una macro area da tagliare e l’area che si desidera conservare. Dopo aver dato l’ok, il risultato sarà stupefacente. L’algoritmo di programmazione, molto evoluto, è in grado di riconoscere i pixel ottimizzando i bordi di ritaglio per riuscire a scovare anche il più piccolo punto su uno sfondo che ben si integra al soggetto che abbiamo deciso di estrapolare

Movavi PowerPoint to Video Converter

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La procedura è sempre la stessa: si chiudono le porte che danno sull’esterno, le tende iniziano ad abbassarsii fino a esiliare anche il più piccolo raggio di sole residuo, le persone iniziano a zittirsi, si abbassa lo schermo, si accende il proiettore. Ci ripetiamo che andrà tutto bene, ma un po’ di agitazione rimane, la nostra presentazione curata nei minimi dettagli farà scalpore e sarà di una risoluzione sicuramente adeguata, e quel vecchio proiettore nei prossimi minuti ci farà fare una splendida figura. Poi piano piano, la nostra mente inizia ad elaborare… forse sarebbe stato meglio salvare la presentazione con un formato meno recente, il computer alla postazione del relatore non sembra molto in forma, anzi probabilmente Fred Flintstone ai suoi tempi ne possedeva sicuramente uno più performante.

Ma cosa ci dobbiamo fare? Sicuramente, se non si possono fare prove di proiezione prima di un evento, converrebbe sempre avere a disposizione una presentazione salvata sotto forma di video, che rimane più compatibile di un classico formato .ppt. L’intercambiabilità dei più recenti software funziona, ma non sempre egregiamente, più volte vi sarete ritrovati con formattazioni di testo diverse, parole tagliate o mangiate dalla casella di testo. Con il programma Movavi PowerPoint to Video Converter risolverete ogni problema. Il vostro PC produrrà un video che potrà essere aperto su qualsiasi hardware avrete a disposizione.

LUXION Keyshot Pro e Maxwell Render 

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Quanti strumenti per modellare tridimensionalmente (oggetti parametrici e non) conoscete? Immagino moltissimi. Solo per citare i più diffusi, 3D Studio Max, Rhinoceros, Revit, Maya, Archicad, Cinema 4D, SketchUp (e molti altri). Ognuno ha i suoi punti a favore e le sue debolezze. Potete fare un 3D fantastico o no, ma spesso il problema finale è: come lo renderizzo? Posso usare Mentalray, V-Ray, Flamingo…

Escludendo Mentalray che è diventato da poco tempo un software stand alone, possiamo fare affidamento su Keyshot e Maxwell Render. Questi due software mettono a nostra disposizione ambienti nei quali possiamo attribuire (molto semplicemente) diversi materiali alle nostre geometrie, renderizzandole in un tempo da noi scelto, con dei risultati a dir poco fantastici. Le camere per la renderizzazione, sono intese come vere e proprie macchine fotografiche DSLR (Reflex); i settaggi per ottenere l’immagine finale, si riferiscono unicamente alle specifiche della Reflex: questo vi aiuterà a non impazzire più dietro a decine di menù a tendina e check box per ottenere spesso e volentieri risultati deludenti a scapito del vostro tempo.

FarStone One Pro 1.3

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Volete avere un computer che funziona ottimamente? Nessun rallentamento, avvio veloce, niente bluescreen…? Non è uno scherzo! Qualche tempo fa, alla presentazione del nuovo surface, perfino il tablet di Microsoft dopo essersi bloccato, ha restituito a video il classico errore di memoria con testo bianco su sfondo blu. Per avere un dispositivo performante, bisognerebbe procedere ad un ripristino totale almeno ogni 8-10 mesi. Questo dimostra la reale importanza dei backup e di alcuni software che rendono queste operazioni più semplici anche per chi non ha molte competenze informatiche.

FarStone ONE è un software di recupero, che crea un’immagine del nostro sistema operativo (con programmi inclusi) e la può ripristinare ogni qualvolta ne avremo bisogno. L’ultima versione è in grado di ripristinare un sistema operativo a ogni riavvio, e anche se qualche pazzoide fissato con l’importanza per la pulizia potrebbe ritenerla un’ottima opzione, per i più comuni mortali potrebbe risultare una scelta un po’ troppo drastica.

Twinmotion 2015 Pro e Lumion

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Ricordo bene, quando durante gli atelier universitari, i docenti richiedevano a gran voce rendering o visualizzazioni fotorealistiche del nostro progetto di architettura. Tutto il corso passava tra le più differenti correzioni, fino al più piccolo particolare, e poi ci si ritrovava a dover fare settordici mila rendering nel giro di quattro-cinque giorni. In questi momenti la fretta per la consegna porta spesso a tralasciare piccoli particolari che renderebbero il 3D più ricco e molto più gradevole, ma eravamo disposti a tutto per finire in tempo utile alla prima sessione di esami. Il caro vecchio 3D Studio con i suoi render infiniti avrà bruciato (nel nostro gruppo di laboratorio) dalle sette alle otto schede video in cinque anni di corsi.

Poi un compagno di corsi mi mostrò Lumion, ero entusiasta, sembrava impossibile produrre rendering e allestire scene con tanta velocità, tanto da far diventare le attese di renderizzazione ridicole. Nel tempo Lumion si è evoluto parecchio e ha implementato diverse caratteristiche; la stessa cosa vale per Twinmotion, che sicuramente più giovane del primo, racchiude molte caratteristiche utili per realizzare immagini digitali dei vostri modelli 3D in tempi brevissimi, lasciandovi molto più tempo per concentrarvi sulle caratteristiche fondamentali del vostro progetto.

Sicuramente i video saranno più esaustivi delle mie parole e vi mostreranno le capacità di questi due fantastici software.

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PointWise 17.3

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Con uno sviluppo sempre maggiore di un pensiero più eco e sostenibile, vengono implementati sempre più strumenti e software che calcolano la CFD (computational fluid dynamics). Questi software che inizialmente venivano utilizzati dagli ingegneri per il calcolo della fluidodinamica e lo spostamento dei liquidi all’interno di canali e condutture, vengono oggi impiegati (più massivamente) anche per il calcolo dello spostamento delle masse d’aria in alcuni progetti di architettura sostenibile. L’inserimento delle aperture in un progetto architettonico sostenibile, l’orientamento e la dimensione del corpo di fabbrica, dovrebbero relazionarsi, oltre che alla componente solare, anche ad altre componenti terrestri e meteorologiche, movimento delle masse d’aria compreso.

Anche la più ben nota Autodesk, qualche anno fa, produsse Vasari (http://autodeskvasari.com/), ancora oggi in fase beta e disponibile al download. Questi software, come PointWise corredati da dati climatici provenienti dalle stazioni meteorologiche di interesse, sono in grado di creare complesse reti di punti che interagiscono con modelli architettonici inseriti all’interno del loro ambiente di sviluppo restituendo valori che ci coadiuvano a prendere decisioni utili in fase progettuale.

(immagine: http://www.corsicad.net/2011/09/progetto-vasari-21-unanteprima-della.html)

MediaChance Dynamic Photo HDR 

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La fotografia è una passione che accomuna molti. Quando ci si mette dietro un obiettivo, la nostra mente, tende a percepire e osservare tutto quello che ci sta intorno in chiave molto più critica del solito. Quante volte ci soffermiamo a fotografare una cosa piuttosto che un’altra? Una volta archiviate e nonostante le nostre preferenze, le foto che vengono catturate – prima dal nostro sguardo – appaiono diverse da come ce le ricordavamo. Queste non riescono sempre a ri-trasmettere, le emozioni e le vibrazioni percepite al momento dello scatto, anche a causa delle condizioni talvolta non ottimali del punto di presa, la forte luce solare sull’obiettivo.. Tutto questo può essere corretto con una buona pratica, diventando padrone dei settaggi della propria DSLR.

Tramite MediaChance Dynamic Photo HDR si possono trasformare le proprie foto allineando i colori, la luminosità e il contrasto. Dopo aver ottimizzato le immagini bilanciando il livello del bianco naturale, queste appariranno più chiare e realistiche. Il programma è progettato anche per elaborare immagini dinamiche che combinano tra loro diversi livelli di esposizioni, generando output più vivaci e quasi surreali, per riuscire a caratterizzare le vostre fotografie e farle diventare come quelle che vedete con il vostro cuore.

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