La facciata dinamica di una delle università più sostenibili d’Europa

L’università di Kolding, in Danimarca, può essere eletta a tutti gli effetti la più green d’Europa grazie alla sua facciata dinamica composta da 1600 moduli mobili in acciaio forato. Tecnologia e principi di bioclimatica rendono l’edificio progettato da Henning Larsen Architects una gioiello dell’architettura.

FACCIATE DINAMICHE: GLI ESEMPI PIÙ BELLI DAL MONDO

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Henning Larsen Architects vince il suo primo premio nel 1961 per la progettazione dell’Università di Stoccolma, da allora si è cimentato di frequente nell’ambito della progettazione e realizzazione di complessi scolastici ed universitari.

Nel 2008 vince il primo premio per il progetto della sede delle facoltà di Comunicazione, Design, Cultura e Lingue della University of Southern Denmark nel Campus di Kolding. L’edificio realizzato nel 2014 è situato a Grønborg nel centro della città di Kolding , e gode di una posizione privilegiata sulle rive del fiume a poca distanza dal porto e dalla stazione. La volontà è di creare una piazza che interconnetta il fiume e le sedi delle varie istituzioni universitarie generando un legame tra la vita universitaria e la vita della città, tra interno ed esterno.

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RICERCA TECNOLOGICA E PROGETTUALE

L’edificio è frutto di un attento periodo di ricerca sia a livello tecnologico che progettuale. È un ottimo connubio tra innovazione e architettura, caratterizzato da un design moderno e una particolare attenzione e riflessioni sulla vita all’interno dell’Università che hanno portato lo studio danese a generare un spazio interno vibrante e dinamico.

I piani sono accessibili da un atrio di forma triangolare che muta ad ogni livello sia in forma che in posizione generando uno spazio suggestivo e vivo, varia pertanto l’ubicazione delle scale piano per piano, conferendo movimento alla hall e agli spazi comuni. Si genera un gioco di sfalsamenti che permette di creare delle connessioni visive tra i pianerottoli di accesso ai diversi piani, oltre a creare un ambiente architettonico dinamico, è volto ad enfatizzare gli aspetti fondamentali dell’ambiente universitario: la comunicazione e la conoscenza, nonché la ricerca e la sperimentazione. L’obiettivo è quello di generare ambienti di interconnessione e scambio, in prossimità dell’atrio, tra studenti, professori e ricercatori, allo stesso tempo vengono garantiti alcuni luoghi più privati per la contemplazione, la riflessione o la lettura nelle zone più periferiche dell’edificio.

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LA FACCIATA DINAMICA DELL’EDIFICIO

In tutto questo un ruolo fondamentale è svolto dalla luce e dall’illuminazione naturale

“La luce del giorno è un parametro importante – afferma lo studio Henning Larsen Architects – per assicurare un ottimo microclima interno e il benessere dei fruitori”.

Grandi vetrate permettono di far entrare molta luce all’interno, ma richiedono anche una schermatura per evitare un eccessivo surriscaldamento degli ambienti. La luce varia nel corso della giornata e dell’anno, è da qui che nasce l’idea di un involucro dinamico, perfettamente integrato nell’edificio, che permette di controllare e gestire luce e calore garantendo un clima ottimale e conferendo un’immagine architettonica significativa unica e variabile.

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Le facciate sono caratterizzate da vetrate continue e da 1600 moduli di forma triangolare in acciaio perforato. Gli schermi solari sono montanti su telai mobili che permettono il movimento al fine di regolare la quantità di luce desiderata all’interno degli ambienti, il sistema è dotato di sensori che misurano di continuo il livello di luce e calore regolando e muovendo meccanicamente i brises soleil attraverso un piccolo motore. Quando i moduli sono chiusi aderiscono perfettamente alla facciata creando una superficie continua, mentre quando sono aperti creano una facciata dinamica, sporgendo con le loro punte e trasformando l’edificio in un vero e proprio monumento.

Anche i fori circolari presenti sui pannelli sono il risultato di ricerche e calcoli di ingegneri e architetti che hanno stabilito il 30% come angolo di apertura ottimale sia per la schermatura che per la visuale dall’interno verso l’esterno. Durante il giorno la luce naturale filtra attraverso i fori creando giochi di luce sempre variabili all’interno, mentre la sera il gioco si inverte, quando il sole è tramontato la luce artificiale dall’interno passa attraverso i fori rendendo più trasparente la facciata proiettando le ombre verso gli spazi esterni antistanti la facoltà, portando all’esterno il mondo interno dell’Università e andando a rafforzare il concetto che è alla base del progetto: creare un’interazione e un dialogo forte tra la vita universitaria e la città.

La forma triangolare dei moduli è dovuta ad una scelta progettuale legata all’inserimento nel contesto urbano, alla forma dell’edificio e al voler creare un vero e proprio monumento per la città piuttosto che una semplice sede universitaria, diventando un simbolo ed interagendo attivamente con l’intorno.

COLORI E SOSTENIBILITÀ

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Per quanto riguarda gli aspetti legati alla sostenibilità e al risparmio energetico, lo studio Henning Larsen Architects non si è limitato solamente ad integrare questi sistemi in facciata, ma ha progettato l’intero edificio secondo principi sostenibili, garantendo un’ottima ventilazione e illuminazione naturale. L’atrio di notte viene raffrescato utilizzando l’aria esterna e di giorno viene illuminato naturalmente dal lucernario posto a sommità, inoltre un impianto di raffrescamento e riscaldamento a soffitto, che utilizza la raccolta delle acque piovane, permette di regolare le temperatura all’interno dell’edificio, mentre celle solari in copertura provvedono alla produzione di energia elettrica ed infine una serie di altre accortezze come l’uso di illuminazione led o di apparecchiature energetiche a basso consumo, fanno del Campus di Kolding una delle sedi universitarie più sostenibili di Europa.

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Un’ulteriore osservazione può essere posta sull’uso del colore. Sia all’interno che all’esterno predominano colori neutri, per le parti strutturali e per la pavimentazione così come per la maggior parte dei moduli in facciata. Tuttavia gli elementi di arredo e di design degli spazi comuni interni sono caratterizzati da colori come l’arancione, il giallo, il rosso, mentre alcuni moduli triangolari della facciata dinamica sono colorati di arancione, rosa o verde, conferendo vivacità alla facciata, la stessa vivacità che contraddistingue un ambiente universitario.

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Recupero di una torre difensiva in Grecia

In Grecia, nel Peloponneso, dove prima risiedevano uomini dalla vista aguzza, che scrutavano il mare in cerca di velieri nemici, ora le persone trovano ristoro per la mente e per lo spirito ammirando il paesaggio mozzafiato che si gode oltre lo strapiombo. Infatti, gli architetti Kostas Zouvelos e Kassiani Theodorakakou sono riusciti a trasformare una torre difensiva di avvistamento, che sovrasta Capo Tainaron in località Asiata, in luogo di contemplazione

IL PROGETTO DI RESTAURO DEL CASTELLO DI ASTLEY

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IL PROGETTO DEL RECUPERO DELLA TORRE

Il volume esterno della torre sembra non aver subito alcuna modifica: dalla costa e dall’entroterra si staglia verso il cielo un parallelepipedo in pietra locale con copertura piana saldamente accorato alla roccia del monte. Infatti, gli spazi necessari alla nuova destinazione d’uso sono stati sapientemente ricavati all’interno del perimetro murario esistente, le lacune sono state riempite utilizzando il medesimo materiale reperibile in loco e la piscina a sfioro inserita ex novo non interferisce visivamente con l’unitarietà di stile della costruzione. Inoltre, al fine di aumentare la coesione tra le pietre, le superfici interne ed esterne sono state stuccate in “kourasani”: una malta costituita da terra di Theraic, che si trova nelle vicinanze, polvere di ceramica, calce, sabbia di fiume e una piccola quantità di cemento.

All’interno gli ambienti sono disposti su quattro livelli: tre camere da letto, due bagni e una cucina si articolano negli stretti spazi dove in alcuni punti le pareti sono costituite direttamente dalla pietra viva. Una serie di scalette interne ed esterne collegano i vari ambienti della torre arredati in stile contemporaneo. Le piccole aperture, che incorniciano il mare, non sono state ampliate: in questo modo pochi raggi di sole penetrano all’interno rischiarando gli ambienti bui in pieno contrasto con la luce accecante dell’esterno tipica della Grecia.

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Edifici giardino: la natura nell’ospedale aiuta la guarigione

Heatherwick Studio ha presentato il progetto per la costruzione di un nuovo padiglione ospedaliero universitario a Leeds. La struttura ospiterà il centro Maggie, associazione che si impegna per il supporto pratico, emotivo e sociale gratuita per le persone con il cancro e loro familiari e amici.

SALUTE, BELLEZZA E PACE: IL CENTRO SALAM DI EMERGENCY IN SUDAN

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Dedicato ai malati oncologici, i progettisti hanno sviluppato un progetto con l’obiettivo dichiarato di sfruttare l’effetto terapeutico delle piante a beneficio dei malati di cancro. L’edificio è stato progettato come una serie di percorsi verdi,  tra gradini e”fioriere” , che si intrecciano a formare ambienti interni poco convenzionali per una struttura medica, creando una sensazione di continuità tra spazio interno, esterno, privato e pubblico. 

L’edificio-giardino, che nasce sul sedime di una precedente area verde, non ha snaturato l’idea di oasi di pace, ma l’ha amplificata, dotandola di servizi necessari per la cura. Con l’aiuto di paesaggisti Balston Agius saranno progettati i vuoti circostanti la struttura.

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I progettisti di Heatherwick Studio saranno gli interpreti dell’edificio che porterà un Centro Maggie nello Yorkshire. “La creazione di un ambiente tranquillo per permettere agli operatori di svolgere il programma di sostegno per le persone che vivono con il cancro è incredibilmente importante”, ha detto Laura Lee, Chief Executive di Maggie.

Il Centro Maggie di Leeds è programmato per essere completato nel 2017, quando si unirà  alle 18 altre cliniche Maggie in tutto il Regno Unito e in tutto il mondo. Esperimenti di questo tipo non sono i primi che incontriamo.

IN CHE MISURA UN GIARDINO PUÒ AIUTARE A GUARIRE? 

In America, esperimenti come gli “healing gardens “ (verde progettato appositamente a scopo curativo) sono una realtà da vent’anni.  

Le teorie che supportano la grande importanza del verde per un recupero curativo si debbono al dottor Roger Ulrich, fondatore del primo centro interdisciplinare tra medicina e architettura all’Università del Texas e pioniere della ricerca sui giardini curativi. Attualmente insegna architettura terapeutica nelle università di Chalmers, in Svezia, e di Aalborg, in Danimarca. Tutto parte dalla sua esperienza personale. Affetto da nefrite, da bambino ha vissuto lunghi periodi di degenza in differenti ospedali. Ulrich ha passato tanto tempo ad osservare il mondo fuori dalla finestra: se vedevo un albero, mi sentivo meglio. Quando si è immersi in un ambiente freddo, funzionale e spaventoso come un ospedale, la mente cerca una via di uscita verso la normalità. Solo più tardi mi sono chiesto se esisteva un rapporto preciso tra quella sensazione che avvertivo da bambino e un effettivo miglioramento fisico nelle condizioni dei pazienti”. Per dieci anni, Ulrich ha “sconvolto” il rigido ordine competitivo delle camere d’ospedale, spostato letti per garantire una vista sull’esterno, allestito pareti con immagini naturalistiche, portando piante. Dopo la raccolta di un folto quantitativo di dati, ha potuto provare che i pazienti che avevano la possibilità di avere contatti con la natura guarivano più velocemente rispetto agli altri.

Altro esempio dell’importanza di una approfondita ricerca su questi temi è la nascita, nel 2007, dell’associazione americana Hope in Bloom che realizza giardini e allestisce terrazzi e balconi nelle case per le donne in cura per il cancro al seno. “Ci sono molti studi che provano come l’esposizione al verde aumenti il livello di serotonina nel corpo umano: significa una carica di energia in più e un antidoto contro la depressione”, dice la fondatrice, Roberta Dehman Hershon. Anche per lei l’esperienza ha contribuito in modo fondamentale a dar vita all’associazione. “Quando la mia migliore amica Beverly si è ammalata gravemente di tumore al seno, abbiamo deciso di dare un senso a quello che stava succedendo e abbiamo costruito un giardino: una scusa per vedersi ogni giorno e lavorare a un progetto comune, senza parlare della malattia, rilassandosi e vivendo la vita con un ritmo diverso”.

Giulio Senes, ricercatore alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano puntualizza: “in un momento di grandi tagli di spesa per la sanità, si potrebbe pensare che realizzare un giardino sia un lusso da evitare. Ma esiste una legge del 1939 che impone uno spazio libero di 15-20 metri quadrati per ogni posto letto da adibire a giardino. Il verde, insomma, deve esserci per legge; il vero spreco, semmai, è progettarlo male. Senza contare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ridefinito nel 1998 la salute come “uno stato dinamico di complessivo benessere fisico, mentale, spirituale e sociale e non solo assenza di malattia o infermità”.

OSPEDALI COME PARCHI IN ITALIA

E in Italia? Qualcosa sta cambiando.Il progetto di Renzo Piano per la “fabbrica della salute”, che sorgerà nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, Milano, ha osservato e posto l’accento sulla “fragilità dell’uomo nel momento della malattia“. Lo scopo dell’architettura è di offrire “alla sofferenza quella dignità della persona troppo spesso sacrificata da strutture afflitte da gigantismo”

Nei padiglioni ancora in fase progettuale, che potremo vedere nel 2017, laboratori e sale chirurgiche saranno sottoterra e ogni camera avrà “una piccola finestra sporgente sul parco”, spiega Piano. Anche dal letto si godrà la vista sul verde: sugli alberi d’alto fusto ma anche sugli orti, che oggi sappiamo essere parte integrante del processo di cura”.

Progettare in modo terapeutico migliora la vita di tutti: malati, familiari, personale medico. In modo naturale, economico e sostenibile.

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Rifugi per i senzatetto: sperimentazione abitativa

Nel Regno Unito è stato indetto un concorso “Spazio per nuove visioni”, giunto alla sesta edizione, organizzato dal magazine di architettura europea A10. I concorrenti dovevano creare un progetto visionario, presentando elaborati architettonici, di qualsiasi edificio. Vincitore del contest è il progetto sperimentale di un rifugio per senzatetto.

CASE PER SENZATETTO dal riciclo di rifiuti

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I progettisti avevano il mandato di puntare l’attenzione su temi quali la luce naturale, il comfort, la funzionalità, la facilità dell’utilizzo e il rispetto dell’ambiente.

Il concorso ha ricevuto quasi 60 progetti provenienti da diverse parti del mondo, come la Bielorussia, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia, Italia e Thailandia, Stati Uniti, Messico e Gran Bretagna.

La giuria ha proclamato da pochi giorni il suo vincitore, dopo aver vagliato proposte di altissimo livello: l’originalità della destinazione ha inciso sull’esito del concorso. Il tema della gara prevedeva la creazione di uno spazio che spingesse la mente a una nuova visione di spazio. I vincitori, rappresentati da James Furzer  di  Spatial Design Architects, hanno proposto “ Le case per i senzatetto”. 

Il problema degli homeless in UK è molto sentito: le persone senza fissa dimora sono oltre 750 nella sola Londra. Questa interessante “casa baccello” temporanea, arroccata su edifici esistenti, potrebbe essere un soluzione interessante per dare un ricovero a chi, di giorno e di notte, si trova emarginato in strada, soprattutto durante i climi rigidi.

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Dal punto di vista strutturale, la pelle che ricopre la capsula può essere modificata a seconda delle esigenze dell’edificio a cui addossare i rifugi e alle disponibilità di recupero del materiale. La manutenzione, essendo ricoveri temporanei, sarà affidata a enti di beneficenza che dovranno gestire chi potrà usufruire dei baccelli.

Con la crisi economica, le persone che vivono senza fissa dimora sono in aumento. Emarginato dalla società ed isolato, in media un senzatetto muore a soli 47 anni, e le persone che vivono in strada hanno molte più probabilità di ricorrere al suicidio rispetto alla media. Subire insulti, molestie e aggressioni da parte del pubblico è un duro prezzo da pagare per chi vive questa situazione ai margini della società. L’integrazione architettonica di queste mini dimore può essere un primo passo per rendere più facile la vita di queste persone disagiate. Con “Case per i senzatetto” , James Furzer spera di cambiare il mondo. Un rifugio alla volta.

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Una scala vegetale per stimolare la creatività a lavoro

Il designer Paul Cocksedge e lo studio di ingegneria Arup hanno lavorato insieme ad un progetto davvero particolare: una scala vivente, vegetale, da posizionare all’interno degli uffici per l’impresa creativa Ampersand a Londra, nel quartiere di Soho.

SCALE E SPAZIO: LA STAIR HOUSE DELLO STUDIO ONYX

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OBIETTIVI DELLA SCALA VEGETALE

Si tratta di una scala a chiocciola di quattro piani senza pilastro centrale, commissionata ai progettisti con l’obiettivo di aumentare la creatività e stimolare il dialogo fra i dipendenti ma anche la fantasia e l’immaginazione, portando la natura dentro l’edificio.

Afferma il designer: “È uno spazio unico, perché è possibile guardare l’atrio da tutti i piani. Stavamo cercando di pensare ad una scala che, messa in quella posizione, potesse completare l’edificio aggiungendo qualcosa in più”.

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GLI AMBIENTI IN UNA SCALA

Non è solo una scala che ospita fiori e piante, ma contiene diversi “ambienti” con differenti funzioni molto interessanti: al primo piano si può trovare una piccola biblioteca dove soffermarsi a sfogliare un libro, al piano intermedio un lampadario di Ingo Maurer, noto designer tedesco, suona con i suoi petali d’acciaio e, all’ultimo piano, ci si può preparare un ottimo tè circondati da piante aromatiche come la menta.

Il progettista spiega infatti: “Volevamo creare una scala che permettesse momenti in cui ci si può imbattere in qualcuno o avere una conversazione con qualcun altro con cui non avremmo mai avuto l’occasione di parlare se ci fossimo spostati in ascensore o con una scala tradizionale”.

Lungo i due corrimano sono disposte le piante che, insieme al legno chiaro dei gradini e della pavimentazione, danno un tocco di colore al bianco predominante negli uffici e creano un’atmosfera calda e rilassante. Secondo i progettisti era importante introdurre e valorizzare l’elemento naturale nel luogo di lavoro e, aggiungo, favorire una leggera e salutare attività fisica per contrastare la sedentaria attività lavorativa di un ufficio.

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Woodscraper: i grattacieli del futuro sono in legno

Nel 1700 il termine “skyscraper” era riferito agli altissimi alberi maestri delle navi inglesi, ma dal XX secolo la parola viene comunemente utilizzata per indicare edifici altissimi, che “grattano il cielo”. L’immagine dell’edificio è la massima rappresentazione della città moderna: imponenti in tutta la loro altezza con una superficie apparentemente interminabile di “curtain wall”. Le forme esteriori sono, col passare degli anni, sempre più articolate e fantasiose ma la struttura portante rimane quella in acciaio e calcestruzzo che sosteneva i primi grattacieli statunitensi dei primi anni del ‘900.

BSKYB: L’EDIFICIO IN LEGNO PIÙ ALTO DEL REGNO UNITO È FIRMATO ARUP

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Tuttavia la riscoperta di uno dei materiali da costruzione più antichi e lo sviluppo tecnologico, con tecniche sempre più raffinate di lavorazione, sta modificando la consuetudine e fatto sì che nella lista dei materiali utilizzati per i grattacieli si inserisse anche il legno.

Woodscrapers: sperimentazioni

Dopo le prime sperimentazioni di qualche anno fa, come lo Stadthaus a Londra ed il Forté Apartments di Melbourne -che anche senza essere dei veri e propri grattacieli mantengono tuttora il primato di edifici con struttura in legno più alti del mondo- in diversi paesi è in programma la costruzione di numerosi woodscrapers, con uno sviluppo che superi i 30 piani: i più noti sono il grattacielo di Berg | C. F. Møller in collaborazione con gli architetti Dinell Johansson e il consulto di Tyréns, che hanno vinto il concorso HSB architectural competition, presentando il progetto di una torre di 34 piani a Stoccolma, e il grattacielo HoHo di 24 piani ad opera dei progettisti Rüdiger Lainer, che verrà costruito nell’ambito della riqualificazione della zona Seestadt Aspern, a Vienna.

Il Woodscraper di MGA per Baobab

L’ultimo ad essere presentato -puntando ovviamente al primato mondiale di altezza per un edificio in legno– sfiderà anche la Tour Eiffel ed è ad opera del team di MGA – Michael Green Architects, in collaborazione con lo studio DVVD, con sede a Parigi, finanziati da REI France, società di promozione e costruzione specializzata in costruzioni ecologiche.

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Nel 2012 l’architetto Michael Green ha presentato il suo progetto Tallwood, un edificio di 30 piani a Vancouver, costruito interamente in legno, accompagnando il progetto con una ricchissima e specifica documentazione di ricerca (The Case for Tall Wood Buildings), una sorta di manuale di istruzioni per la costruzione di edifici in legno stilato insieme all’ingegnere strutturista Eric Karsh. Dal punto di vista strutturale il grattacielo di Michael Green prevedeva una struttura a telaio, con travi LSL (Laminated Stranded Lumber), meglio conosciuti in Europa come Intrallam.

Il grattacielo farà parte di un complesso di 6 torri, denominato Baobab, presentato nell’ambito della Reinventer Paris Competition, un’iniziativa delle autorità locali per la ricerca di innovazione nel campo del design urbano e della sostenibilità, che possa dare nuovo respiro e rivitalizzare l’architettura parigina. Il progetto sarà al centro delle operazioni di rinnovo di Porte Maillot, una parte strategica della “grande Parigi” che collega il distretto finanziario con La Défense.

La struttura mista, per un totale di 35 piani, consiste in una serie di pannelli X-LAM, pilastri in legno e un core baricentrico, ospitante scale ed ascensori, anch’esso in legno; solamente alcune travi saranno in acciaio per fornire una resistenza addizionale e maggiore flessibilità alla spinta laterale del vento in facciata. In questo modo si potranno risparmiare circa 3700 tonnellate di anidride carbonica (CO2) rispetto ad una struttura tradizionale in cemento armato: l’equivalente di circa 2200 automobili in circolazione per un intero anno.

Dal punto di vista della sostenibilità sociale, propone un nuovo modello di mixité sociale con la combinazione di un mercato, social housing e alloggi per studenti, orti urbani, hub per auto elettriche e mezzi pubblici. Il progetto Baobab si propone pertanto di introdurre una nuova visione della città, trasformando il sito di costruzione in un ingresso alla città e proponendo un nuovo modello per la città del futuro.

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Orti urbani a Friburgo per la riqualificazione ecologica della città

Non sarebbe bello camminare per le strade della propria città ed imbattersi improvvisamente in piccoli spazi coltivati in cui la raccolta non solo non è vietata ma addirittura viene incoraggiata?

In diversi quartieri di Friburgo opportunità simili sono diventate realtà dall’estate del 2011, anno in cui la città tedesca ai confini della Foresta Nera, da sempre molto sensibile al tema della sostenibilità, ha deciso di seguire l’esempio di numerosi paesi di tutto il mondo invadendo la città con orti urbani.

In copertina: foto da waldgarten-wiehre.de

Visita la città di Friburgo e i suoi orti urbani.

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Gli orti urbani e la salvaguardia dell’ambiente

Cibo e sostenibilità ambientale sono infatti strettamente connessi tra loro: basta pensare che un terzo delle emissioni totali delle attività umane sono causate dall’agricoltura e che il trasporto di merci e alimenti contribuisce in maniera significativa all’ emissione di CO2 nell’aria per capire come i sistemi di produzione e consumo alimentare hanno ripercussioni dirette su problematiche stringenti come inquinamento, deforestazioni e consumo di suolo e di risorse idriche.

Progetti volti all’auto-produzione e al consumo di prodotti locali rappresentano una risposta concreta delle comunità che vogliono dare il proprio contributo alla salvaguardia dell’ambiente.

Con questo scopo un gruppo in continua crescita di cittadini di Friburgo ha deciso di dare vita a quella che loro definiscono una vera e propria “riqualificazione ecologica della città” e di cui gli orti urbani rappresentano una delle maggiori iniziative. 

Gli altri benefici degli orti urbani

caption: foto da www.ttfreiburg.de

Ma quali sono i vantaggi di avere orti comunitari all’interno dei centri urbani

“Noi siamo ciò che mangiamo” asseriva il filosofo Feuerbach e frutta e ortaggi a chilometro zero, senza l’utilizzo di fertilizzanti ed antiparassitari, oltre a limitare i danni all’ambiente, hanno effetti benefici sulla salute che sono riconosciuti dai medici di tutto il mondo. In alcuni quartieri di Friburgo sono stati seminati prodotti locali quasi dimenticati come fave ed alcune varietà di pomodori: prodotti biologici a filiera corta che assecondano la stagionalità e mantengono inalterate proprietà organolettiche e principi nutritivi.

Gli orti urbani svolgono inoltre un importante ruolo sociale ed educativo. Si tratta infatti di un sistema basato sulla cooperazione sociale e il networking in cui persone appartenenti a diversi ceti sociali condividono tempo ed energie mentre differenti generazioni mettono a confronto i diversi livelli di esperienza nell’abito della semina e della cura dei prodotti della terra.

Infine il giardinaggio urbano può essere eseguito ovunque: un tetto piano, una parete, spazi incolti e aree industriali dismesse, senza considerare che ogni cittadino può praticarlo sul proprio balcone privato.

Il comune di Friburgo ora ha messo a disposizione dei abitanti ampie porzioni di terreno inutilizzato, ma l’Urbanes Gärtnern è iniziato tramite il rinverdimento di zone grigie all’interno dell’abitato, come le aree recintate intorno agli alberi, a dimostrazione di come siano sufficienti pochi “ingredienti”, primi fra tutti forza di volontà e fantasia.

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caption: foto da www.ttfreiburg.de

Le tecniche alla base del giardinaggio urbano

caption: foto da www.ttfreiburg.de

Alcuni orti sono stati realizzati in prossimità delle fermate dell’autobus, lungo le strade della città; abitanti e turisti spesso ingannano l’attesa visitandoli e chiedendo informazioni, i più curiosi aspettano addirittura la corsa successiva.

L’accesso ai giardini è libero ma, data la risposta positiva della popolazione, i responsabili del progetto riservano alcune particolari giornate (definite “open door garden”) per rispondere alle domande degli interessati e raccogliere eventuali nuove adesioni. Inoltre durante l’anno programmano eventi pubblici quali proiezioni di film, conferenze e workshop per illustrare in maniera più approfondita i principi e le tecniche di tale forma di giardinaggio.

In particolare viene introdotto il tema della permacultura ovvero un metodo di coltivazione in cui la progettazione dei terreni avviene secondo gli schemi e le relazioni presenti in natura consentendo una gestione etica della terra. Tramite un’imitazione quasi letterale degli ecosistemi, alberi da frutto, siepi e ortaggi sono posizionati per far sì che la produzione dell’uno diventi la nutrizione dell’altro in una disposizione tutt’altro che casuale. Il fine è quello di ottenere il massimo rendimento con poco lavoro e in maniera sostenibile: il terreno non deve essere arato, bensì deve essere mosso il meno possibile; non è contemplato l’uso dei pesticidi; non è prevista la sarchiatura; è vietata la concimazione “artificiale” a favore di letame e materiale organico: è per questo che in nessuno degli orti urbani di Friburgo manca il raccoglitore del compost.

caption: foto da www.ttfreiburg.de

Le domande più frequenti riguardano le tecniche utilizzate, ossia pacciamatura e letti rialzati.

Con la pacciamatura, il suolo viene ricoperto con materiale di origine organica portando numerosi benefici: miglioramento delle proprietà del terreno tramite la sostanze nutritive generate dalla formazione di humus; diminuzione dell’apporto idrico e mancata erosione del suolo in quanto il terreno rimane più umido; mancata formazione di erbe infestanti; protezione dagli agenti atmosferici ovvero dal gelo nei periodi freddi e dai raggi solari in quelli caldi.

La tecnica dei letti rialzati consiste nel porre le coltivazioni ad una quota più alta rispetto al terreno circostante e delimitandone l’area, meglio se con materiali naturali e riciclati (molto usati sono i pallet). In questo modo il terreno non viene calpestato (e quindi compattato) e di conseguenza non viene tolta aria alle radici; c’è un aumento della produttività: le piante possono essere posizionate più vicine tra loro non essendo necessario lo spazio per il passaggio; i letti rialzati tendono a riscaldarsi prima in primavera e restano produttivi per più tempo consentendo più lunghi periodi di coltivazione; infine c’è un migliore drenaggio grazie alla maggiore altezza rispetto al terreno dove ristagna l’acqua. 

Il gruppo Transition Town di Friburgo

caption: logo del movimento TT Freiburg e del gruppo Urbanes Gärtnern foto da www.ttfreiburg.de

In immagine: logo del movimento TT Freiburg e del gruppo Urbanes Gärtnern foto da www.ttfreiburg.de

Gli orti urbani sono un’iniziativa del Transition Town di Friburgo (TT Freiburg) un gruppo appartenente al movimento mondiale Tansition Town. TT Freiburg incoraggia i cittadini a lavorare attivamente per uno stile di vita sostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale. Lo scopo è quello di fare in modo che i propri bambini vivano in quartieri urbani multifunzionali e a clima neutrale, con un’elevata qualità della vita e basso consumo di risorse.

Partita in Inghilterra con due gruppi nel 2006 la “Città di Transizione” ha avuto adesioni sempre maggiori in tutto il mondo tanto che nel 2014 le comunità riconosciute ufficialmente erano più di 2000. Si tratta di gruppi indipendenti ma connessi tra loro in una fitta rete di relazioni, amicizie ed esperienze diverse ed è questo il punto di forza del movimento: perché se molte persone lo fanno, in molti posti e a piccoli passi, si possono ottenere grandi risultati.

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L’osservatorio delle nuvole. Lo studio della natura raffresca l’aria di Madrid

Tra la vasta distesa di edifici a Madrid, vi è un particolare tetto dove si trovano delle “nuvole” gonfiabili. Situata sulla copertura di CasaDecor e disegnato da Carolina González Vives, il progetto “Osservatorio delle nuvole”, è il risultato di un’attenta ricerca compiuta sul microclima delle oasi naturali. Vives e il suo team hanno studiato un modo per poter raffrescare e purificare l’aria di uno spazio esterno con il minor consumo energetico possibile, sfruttando il principio dell’evaporazione ed esaminato i meccanismi spontanei e naturali delle oasi in aree geografiche aride, dove la giusta combinazione di ombra, vegetazione ed acqua raffredda l’aria.

LA FORESTA TROPICALE DELLA STAZIONE DI ATOCHA DI MADRID

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Il principio base dell’autosostentamento dell’oasi si basa essenzialmente sulla forte dispersione termica che s’innesta tra il giorno e la notte: l’evaporazione dell’acqua, durante il giorno, e la sua condensa, durante la notte, permette all’area di irrigarsi autonomamente grazie allo sfruttamento degli agenti atmosferici che si generano, favorendo la sussistenza della vegetazione.

A CasaDecor, per riprodurre questo principio, sono state utilizzate tre basse “nuvole” di plastica bianca, dove viene trattenuta l’aria densa e fresca. Gli altri elementi del terrazzo, comprese le forme e le superfici delle colline artificiali sono state geometricamente calcolate al fine di riprodurre condizioni fisiche organiche. Decorative, le nuvole sono più sostenibili e meno costose rispetto all’aria condizionata ed agiscono anche come divisori sottili che forniscono ombra.

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Questo “osservatorio atmosferico” vuole quindi trasformare un’isola di calore in un oasi fresca attraverso la creazione di nubi basse e di un sistema di vaporizzazione e creare un’opera architettonica che, grazie all’impego della corretta tecnologia, disegni uno spazio sociale, non domesticamente sfruttato e che mantiene, al contempo, l’identità originaria del luogo.

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L’ispirazione naturale si riscontra anche nella scelta compositiva: pochissimi elementi, costituiti da teli di plastica, servono ad enfatizzare la leggerezza dell’aria.Le nuvole hanno, inoltre, la funzione di ridurre al minimo necessario la presenza di mura perimetrali, che racchiuderebbero eccessivamente lo spazio. Con lo stesso fine, immagini stampate su specchi con differenti inclinazioni si incontrano e scontrano con le pareti più alte moltiplicando alle diverse scale la percezione del paesaggio. L’oasi naturale si traduce in uno spazio aperto divertente, con un bar ed un tappeto erboso artificiale contornato da piante in vaso, dirigendo gli occhi dello spettatore verso il magnifico skyline madrileno.

Un intervento di innovazione tecnologica, ma che possiede anche una valenza sociale, poiché favorisce le relazioni creando un habitat affascinante e attento al contesto in cui si colloca.

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Quartiere Weingarten a Friburgo: un modello di riqualificazione sostenibile

Con il termine Riqualificare si intende “rendere qualcosa qualitativamente migliore” ed è proprio questo che sta accadendo in una vasta area di Friburgo, in Germania, grazie ad un progetto avviato nel 2007. Nel giro di poco più di 10 anni infatti, l’area Ovest del quartiere Weingarten sarà completamente riqualificata dal punto di vista energetico grazie al piano “Weingarten 2020 che ha come obiettivo la riduzione dei consumi di energia e vuole porsi come modello per la futura riqualificazione della città.

In copertina: foto © Johannes Vogt, Mannheim / Sto AG, Stühlingen

FRIBURGO TRA I 6 MODELLI DI CITTÀ DEL FUTURO

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Quello per il Weingarten di Friburgo è un progetto ambizioso che non si limita ad intervenire puntualmente sui singoli edifici ma coinvolge l’intero quartiere e soprattutto agisce sia sul patrimonio edilizio, elevando le prestazioni di involucro e impianti, che sulla rete di approvvigionamento di energia, migliorandone l’efficienza: un approccio integrato che va ben oltre i principi del 5° Programma di Ricerca Energetica del Governo tedesco a cui si ispira, ovvero trasformare i risultati di ricerca in progetti in grado di verificarne l’applicabilità, l’efficienza e la futura commerciabilità.

Simbolo dell’operazione è il grattacielo di 16 piani situato al numero 50 di Bugginger Strasse; l’edificio, completamente trasformato in modo da raggiungere gli standard di casa passiva, costituisce il progetto pilota del piano: primo ad essere realizzato, permetterà il miglioramento degli interventi successivi, soprattutto in termini di soluzioni tecnologiche e abbattimento dei costi.

Quartiere Weingatren: la situazione di partenza

 caption: © Fraunhofer ISE

Il progetto di riqualificazione interessa un’area quasi esclusivamente residenziale in cui la maggior parte degli edifici, quasi tutti di proprietà della società di costruzioni Freiburger Stadtbau GmbH, sono stati realizzati negli anni Sessanta grazie ad interventi di edilizia sovvenzionata. Un design semplice ma efficiente, concepito per soddisfare un’elevata domanda abitativa in tempi rapidi e a costi contenuti, caratterizza le due tipologie edilizie predominanti ovvero 4 torri di 16 piani ed edifici in linea di 4 e 8 piani aggregati ad U in modo da formare una corte aperta destinata a verde.

Oltre alle case a schiera realizzate negli anni 2000 per far fronte ad una nuova richiesta di alloggi, nel quartiere sono presenti anche alcuni edifici pubblici come una scuola, un asilo, la chiesa protestante, la Facoltà di Scienze Applicate e alcuni negozi di vendita al dettaglio.

Il fabbisogno di riscaldamento, ad eccezione di alcune abitazioni con impianti autonomi, è soddisfatto tramite una rete di teleriscaldamento (4 linee che coprono, oltre alla parte occidentale, anche altri due quartieri limitrofi) alimentata da due impianti di cogenerazione, ognuno con una potenza termica di 7,27 MW, e tre caldaie da 10,11 MW di potenza ciascuna.

Obiettivi e tempistiche della riqualificazione  

 caption: foto da www.freiburg.de

La pianificazione è iniziata nel 2007 per i grattacieli di 16 piani e nel 2009 per gli altri blocchi in linea mentre i lavori di riqualificazione, partiti nel 2010 con il progetto pilota, si protrarranno fino al 2018. Il successivo monitoraggio dei risultati consentirà di verificare l’efficacia delle misure adottate: l’obiettivo è portare l’attuale consumo di Energia da 21,6 GWh a 14,5 GWH con una riduzione del 32%.

I principali interventi sul patrimonio edilizio consistono in:

  • Riqualificazione secondo standard passivi dell’intero patrimonio immobiliare della Freiburger Stadtbau, con un fabbisogno per riscaldamento e acqua calda sanitaria di 40 kWh/mq per edifici selezionati e di 60 kWh/mq per tutti gli altri;
  • Riqualificazione della scuola Adolf Reichwein per un consumo stimato di 60 kWh/mq;
  • Ristrutturazione della chiesa protestante.

Un progetto parallelo è stato inoltre intrapreso dalla Freiburger Stadtbau per informare i cittadini sui benefici di una casa passiva e per illustrare loro, tramite visite a domicilio, le norme comportamentali finalizzate al risparmio di energia.

Il Prototipo di Bugginger Strasse 50

 caption: foto da www.freiburg-future-lab.eu

Grazie al progetto pilota dell’edificio di 16 piani lungo Bugginger Strasse si è potuto realizzare il primo grattacielo passivo di Friburgo che, con i suoi 45 metri di altezza, è ritenuto l’emblema del piano “Weingarten 2020”.

Una ristrutturazione totale ha interessato non solo l’involucro e gli impianti ma anche la distribuzione planimetrica dei singoli appartamenti, in un’operazione in cui solo lo scheletro dell’edificio è rimasto intatto. Il piano terra, dove si trovano la portineria e una sala comune per le riunioni di condominio, svolge il ruolo di catalizzatore delle relazioni sociali insieme all’adiacente centro di quartiere e ad alcuni negozi.

caption: foto da www.heinze.de

Le logge, che scandivano la facciata dagli anni 60, sono state inglobate all’interno dell’edificio con conseguenti vantaggi sia dal punto di vista termico, grazie all’eliminazione dei ponti termici, sia dal punto di vista economico. Con il nuovo layout infatti, la superficie abitabile è passata da 7200 mq a 8200 mq; ogni piano ospita 9 appartamenti rispetto ai 6 della configurazione iniziale per un totale di 139 alloggi. Tale scelta progettuale ha però generato anche diverse problematiche, in particolar modo di illuminazione: ogni unità abitativa infatti, affaccia solo su un fronte ed è profonda 9 m; inoltre i balconi, inseriti con la ristrutturazione, creano ulteriore ombreggiamento. Tramite un software apposito numerose simulazioni per ogni tipologia di camera (la tipologia varia in base a dimensioni e asse di orientamento) hanno permesso il dimensionamento delle superfici trasparenti di ciascun ambiente nella condizione più sfavorevole. Per soddisfare i valori minimi del fattore medio di luce diurna è stato necessario inserire ampie vetrate mentre l’aggiunta di schermature solari è risultata indispensabile al fine di garantire un adeguato comfort nel periodo estivo.

Risultati estremamente performanti dal punto di vista dell’isolamento termico sono stati ottenuti grazie agli interventi sull’involucro. Un sistema composito di 20 cm in facciata ha consentito il raggiungimento di valori di trasmittanza (U) compresi tra 0,17 e 0,20 W/mqK mentre nei punti in cui la mancanza di spazio non rendeva possibile l’inserimento di materiali isolanti di adeguato spessore è stato utilizzato l’aerogel, una schiuma poco ingombrante e con conducibilità termica molto bassa. Lana minerale è stata applicata sia all’intradosso dei locali non riscaldati delle cantine (U= 0,25/0,30 W/mqK) che in copertura (U=0,21 W/mqK ) mentre per le superfici trasparenti, sono stati utilizzati infissi con triplo vetro, intercapedine con argon e telaio con distanziatori in acciaio e guarnizioni isolanti (Uw = 0,6 W/mqK).

Interessanti soluzioni sono state adottate per eliminare o ridurre al minimo i ponti termici. In particolar modo per l’inserimento dei nuovi balconi è stato utilizzato un giunto isolante e autoportante che separa termicamente gli elementi costruttivi a sbalzo impedendo fenomeni di condensa e muffa. 

Un impianto fotovoltaico di 26 KW di picco posto sulla copertura piana dell’edificio copre il 10% dei consumi di energia elettrica mentre l’ipotesi di utilizzare moduli fotovoltaici in facciata, valutata in fase progettuale, è stata scartata dato lo scarso rendimento causato dall’ombra degli aggetti e perché economicamente troppo onerosa.

caption:© Markus Löffelhardt

L’inserimento dell’impianto di ventilazione ha richiesto notevoli sforzi, soprattutto dal punto di vista tecnico. Necessario per l’areazione dei bagni ciechi e per il comfort termo-igrometrico degli ambienti, è stato realizzato con una soluzione in genere adottata per gli edifici destinati ad uffici, ovvero un sistema di ventilazione meccanica con recupero di calore. Con esso l’aria viziata è estratta dai locali di servizio (bagni e cucine) mentre l’aria pulita, prelevata dall’esterno e precedentemente filtrata, è immessa nei così detti “locali nobili” ovvero zona giorno e camere da letto. Nel periodo invernale uno scambiatore di calore ad alta efficienza a flusso incrociato recupera l’energia termica dell’aria estratta dall’appartamento e assicura il preriscaldamento dell’aria di rinnovo. Sebbene per le condotte di aspirazione ed immissione dell’aria siano stati utilizzati cavedi preesistenti, i costi totali dell’intervento sono stati piuttosto alti tanto che per la riqualificazione degli altri edifici era in fase di studio un sistema di ventilazione diverso, da installare direttamente in facciata.

L’ottimizzazione dell’impianto di teleriscaldamento, grazie all’inserimento di un sistema di accumulo che consente un’alimentazione più uniforme e minor costi di gestione, sommato agli altri interventi effettuati hanno portato ad un abbattimento dei consumi di riscaldamento dell’80%, passando da 86 KWh/mq a 15 KWh/mq.

I costi di ristrutturazione sono stati 13,4 milioni di euro ovvero 1680 euro a metro quadrato; la durata dei lavori è stata di circa 18 mesi, periodo in cui alloggi sostitutivi sono stati messi a disposizione degli inquilini dalla società di costruzioni.

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Da fattoria a galleria d’arte: ricostruire nel costruito

Nella grande fattoria Barn, in Inghilterra, lo studio di progettazione Stonewood Design ha previsto un intervento di ripristino del fienile e della casa, ripulendo la struttura dalle stratificazioni della storia e riportando la tenuta alla conformazione originaria. L’edificio, risalente al XVII secolo, fa parte di una vecchia tenuta nel Cotswolds, una regione rurale dell’Inghilterra meridionale nota per le sue case in pietra calcarea e paesaggi pittoreschi. Il complesso, costituito in origine da un insieme di parti frammentate, è stato reso unico creando una connessione e una continuità tra granaio e galleria.

PIETRA E LEGNO PER IL RECUPERO DEL JONAŠ BARN

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L’intervento contemporaneo si distingue dall’impianto originale per l’uso di materiali differenti: la quercia chiara e il vetro di costruzione hanno lo scopo di staccarsi dalle pareti di pietra e dalle capriate in legno scuro a vista che caratterizzano il vecchio fienile, considerato come uno dei migliori esempi di architettura tradizionale da salvaguardare.

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Il committente aveva chiesto ai progettisti di prevedere, all’interno del granaio, per natura un ambiente caldo, secco, leggero e chiuso ermeticamente, uno spazio per ospitare collezione d’arte, quadri e acquerelli. Il granaio è diventato nella mente degli architetti lo scenario ideale per concepire un telaio dove installare una galleria d’arte, denominata la Galleria Pod. La struttura in legno prevista, leggera, si inserisce tra le mura, il tetto e il pavimento originari con pochi punti di contatto, dando l’impressione al visitatore di trovarsi in presenza di una nave racchiusa nel suo arsenale. Creando un ambiente reversibile e smontabile, i progettisti hanno immaginato che la struttura possa subire nuove trasformazioni future senza pesanti interventi.

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Grazie a questa strategia molto “discreta” di approccio all’esistente, le autorità locali per la conservazione non hanno avuto nulla da eccepire rispetto al progetto di restauro, approvando speditamente l’intervento. Porte e finestre originarie nel fienile sono stati sostituite con delle feritoie tradizionali e la muratura esterna è stata ricucita ove necessario. Le vetrate nella galleria sono in linea con le aperture originali e danno una vista sia interna che esterna della struttura. Il timpano del vecchio fienile è vetrato e si affaccia sul granaio.

L’effetto voluto di continuità tra le due parti permette dall’abitazione di abbandonarsi alla contemplazione della galleria come se si fosse di fronte a un paesaggio: dal granaio, il fienile sembra quasi il proseguimento di una navata di una chiesa. Dalla casa osservo l’arte. Il resto del fienile sarà utilizzato per esporre grandi opere d’arte, visibili dall’interno della galleria, o come spazio per il cavallo dei clienti. Scongiurata l’idea di un usuale “maquillage” della struttura, quello utilizzato nella fattoria Barn può essere un valido metodo per riportare in vita manufatti così preziosi e convertirli a nuovi usi.

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Co-working nel parco pubblico: un ufficio tra gli alberi

Lo studio londinese Tate Harmer in collaborazione con gli artisti Natalie Jeremijenko e Shuster + Moseley, l’ingegnere Tim Lucas Prezzo e Myers, hanno progettato e costruito un rivoluzionario spazio di co-working temporaneo nel parco di Hoxton Square a Londra.

La struttura, che avvolge un albero, denominata TREExOFFICE, si propone di sviluppare un nuovo metodo per rendere fruibili e “produttivi” i parchi urbani. Le idee dei progettisti per le possibili destinazioni dell’ufficio sono tante: può essere affittato come postazione personale, come sede di associazioni che raccolgono fondi per l’ambiente e la riqualificazione o base per opere caritatevoli.

UFFICI NEL BOSCO: NON SEMPRE SONO UNA SOLUZIONE SOSTENIBILE

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TREExOFFICE è pensato come piattaforma per il co-working, unico nel suo genere, che offre spazi di lavoro individuali per 8 persone, e può anche essere noleggiato esclusivamente per piccole riunioni e eventi intimi.

Questi 25 mq di area da poter occupare crea nuove possibilità per lo spazio pubblico che assume una nuova veste e, per chi volesse una location per gli affari, si presenta come un originale postazione per stupire i propri clienti.

La struttura, in pannelli traslucidi collegati ad alette ricurve, consentono di celare l’interno dall’esterno garantendo una certa privacy senza rinunciare alla piacevole brezza e visione dell’esterno; un telo quasi invisibile al posto del soffitto ripara gli occupanti da inconvenienti dati dalla caduta all’interno di escrementi di uccelli. Niente deve disturbare il lavoro che si svolge nell’ufficio del parco.

Inoltre, un alimentatore wifi consente alle persone di essere collegate alla rete in ogni momento. Secondo i progettisti dello studio Tate Harmer, la forma organica dell’edificio si integra perfettamente nell’ambiente naturale della piazza e la struttura è stata progettata per essere agilmente smontata senza essere dannosa per l’oasi urbana

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Se si ha intenzione di sfruttare l’opportunità, aperta a individui, imprese o gruppi, è necessario inviare un’e-mail all’indirizzo park.hack@groundwork.org.uk per  richiedere il codice di accesso per la prenotazione degli spazi oppure collegarsi al sito di Park Hark.

Gli introiti generati dall’affitto delle postazioni di TREExOFFICE saranno reinvestiti nella manutenzione  dei parchi di Hackney e spazi verdi, a beneficio di tutti coloro che vivono, lavorano e giocare nel quartiere. Lo spazio è gratuito per i gruppi durante il fine settimana.

Pensavate che ai giardinetti fossero l’ambiente giusto solo per anziani o mamme con bambini? Da oggi potete immaginare di trasferirci il vostro ufficio!

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Da vecchia bottega artigiana diventa abitazione parigina

Una vecchia bottega artigiana, situata in un quartiere ovest di Parigi, è stata trasformata in abitazione. Il compito difficile di ricavare in uno spazio con poche aperture verso l’esterno e con due angusti patii interni sui quali si affacciano le finestre degli edifici circostanti è stato affidato all’architetto Maxime Jansens. Il risultato è stato la realizzazione di un appartamento a pianta aperta con leggere e trasparenti partizioni interne.

PARIGI: SOCIAL HOUSING A LES MARAIS 

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IL PROGETTO DELLA NUOVA CASA

La casa è disposta su di un unico livello su di una superficie di circa 130 mq. Non esiste una divisione canonica tra zona giorno e zona notte e i due patii sono stati chiusi e coperti con dei lucernari in modo da collegare ogni parte dell’abitazione. Le tre ampie aperture del fronte strada che corrispondevano alle vetrine della bottega ora sono rispettivamente due finestre del soggiorno e una della camera da letto matrimoniale. 

Una volta varcato l’ingresso ci si ritrova direttamente nel salotto sul quale si affacciano tutti gli altri ambienti. La cucina occupa il primo patio, mentre il secondo, che mette in comunicazione due camere da letto e un bagno con il soggiorno, è occupato da un’area attrezzata a scrivanie e librerie per lo studio. Le stanze dei bambini, infatti, non hanno finestre e quindi ospitano semplicemente i letti. Invece, attraverso il soggiorno si accede direttamente alla camera da letto matrimoniale con il suo bagno privato.

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Per ovviare ai problemi legati alla mancanza di aperture si è cercato di ridurre all’essenziale le partizioni interne per permettere alla luce zenitale proveniente dai lucernari di attraversare liberamente tutti gli ambienti. I muri delle camere in alcuni casi sono stati trattati come dei serramenti inserendo alcune porzioni vetrate alternate a superfici opache.

Cemento, legno e acciaio sono i materiali utilizzati e conferiscono agli ambienti un aspetto industriale. Gli arredi fissi della cucina hanno una struttura in cemento rivestito in resina, mentre la credenza è in legno di pino.

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Progetti di case prefabbricate in legno

I vantaggi della prefabbricazione, se associati a quelli del legno, materiale sostenibile per eccellenza, danno luogo a costruzioni doppiamente valide, caratterizzate da tempi di esecuzione ridotti, sicurezza e pulizia del cantiere, bassi consumi energetici e sostenibilità. Abbiamo raccolto alcuni esempi di progetti di case prefabbricate in legno.

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CASA GG: IL LEGNO E LA RIDUZIONE DEI CONSUMI

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GG è una casa prefabbricata in legno con dei numeri vincenti: 4 moduli, 4 mesi e 1 kilowatt. Si riferiscono rispettivamente alla distribuzione degli spazi, suddivisi in 4 moduli, al tempo di realizzazione, di soli 4 mesi, e al fatto che in inverno le case sono riscaldate da un unico radiatore da un solo kilowatt acceso per due ore al giorno. Il progetto spagnolo di Casa GG è opera di Alventosa Morell Arquitectes e dimostra tra le altre cose che la prefabbricazione in legno riduce i tempi di realizzazione e può dar luogo ad abitazioni a basso consumo energetico.

UNBOXED: PREFABBRICAZIONE PER L’AREA MEDITERRANEA

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Unboxed è il progetto di un’abitazione unifamiliare in legno specificamente pensata per l’area mediterranea. Gli architetti Micaela Colella e Maurizio Barberio hanno realizzato uno spazio di grande qualità, con interni progettati in modo da essere flessibili e quindi adattabili con l’evolversi della famiglia. La struttura di Unboxed è composta da pannelli prefabbricati in legno ben isolati, studiati per abbattere i ponti termici ed è completamente riciclabile.

ÁPH80: PROTOTIPI TRASPORTABILI

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Piccole case prefabbricate in legno, dotate di ogni comfort e trasportabili. ÁPH80 è ancora solo un prototipo ma è destinato a diventare presto realtà. I suoi ideatori infatti, dopo la singola abitazione, sono già passati al concept di una serie di case assemblabili a creare un intero villaggio trasportabile. Potrà essere composto da abitazioni accostate l’una all’altra e disposte a formare piazze e stradine. I singoli moduli sono dotati di ogni comfort ed accessoriate con camera da letto, angolo cottura e soggiorno ed un bagno.

POP-UP HOUSE: LA CASA PASSIVA IN LEGNO DA COSTRUIRE IN 4 GIORNI

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Pop-up house combina un sistema costruttivo a basso costo con performance termiche talmente elevate da essere una casa passiva. Lo studio di architettura Multipod, che l’ha progettata, l’ha definita una casa fai-da-te per sottolineare quanto sia semplice e rapido costruirla. La casa infatti si costruisce in soli 4 giorni, in 4 persone, senza l’ausilio di grossi macchinari. Ha una struttura in legno ed i pannelli modulari che la rivestono, che si incastrano con facilità tra loro, sono completamente riciclabili. 

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La casa bioclimatica che guarda l’oceano

Nell’arcipelago delle Canarie sull’isola di Tenerife nei pressi della cittadina di Granadilla è stata finalmente realizzata una casa bioclimatica pensata nel 1995. L’architetto José Luis Rodríguez Gil pensava e studiava da diversi anni di progettare un’abitazione energeticamente quasi autosufficiente e dalle forme e dai colori in armonia con il paesaggio circostante quasi disabitato che sia affaccia verso l’oceano.

5 ESEMPI DI BIOCLIMATICA LOW-COST

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IL PROGETTO DELLA CASA BIOCLIMATICA

L’edificio si sviluppa lungo l’asse Est-Ovest per sfruttare al meglio i venti dominanti: il volume a base rettangolare ha in questo modo la zona giorno esposta a Sud e la zona notte a Nord. Il muro in pietra di basalto, che fa da cesura tra le due parti, costituisce l’elemento generatore del progetto al quale viene addossato da un lato un parallelepipedo e dall’altro una struttura leggera in acciaio zincato e vetro con copertura inclinata a una falda.

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La casa è disposta su di un unico livello. La cucina, la sala da pranzo e il soggiorno sono ospitati in un unico ambiente che si apre verso la veranda e il paesaggio. La zona notte è costituita da quattro piccole camere da letto e da due bagni. Un lungo corridoio con due finestre posizionate agli estremi permette l’accesso a questi ambienti e favorisce l’afflusso di aria per il raffrescamento naturale.

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La scelta di inclinare la copertura della zona giorno ha comportato diversi vantaggi in termini di benessere ambientale inteso da più punti di vista: innanzitutto ha permesso di integrare nel volume sia i pannelli solari per la produzione di acqua calda sia i pannelli fotovoltaici per la generazione di energia elettrica; inoltre ha favorito l’inserimento di alcune aperture strategiche per agevolare la ventilazione naturale all’interno degli spazi abitati e la creazione di una veranda.

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I materiali impiegati, privi di elementi nocivi come ad esempio i COV – Composti Organici Volatili – o le vernici sintetiche, sono stati alcuni reperiti in zona, come la pietra di basalto rivestita con lapillo vulcanico, materiale atossico e con un alto potere isolante, mentre altri, come il legno e la struttura in acciaio, provengono dall’industria della prefabbricazione.

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Piscina sostenibile senza cloro: le piante purificano l’acqua

Una piscina sostenibile senza cloro ha aperto a Londra a Maggio e fino al 2016 offrirà la possibilità di nuotare e rilassarsi a soli 15 minuti a piedi dalla stazione di King’s Cross nel mezzo di un cantiere edile. 

COME FUNZIONA UNA PISCINA BIO

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La piscina è in realtà un’opera d’arte che si intitola “Of Soil and Water” e si trova al King’s Cross Pond Club. È l’ultimo e più ambizioso lavoro temporaneo della King’s Cross public art, ideato da Marjetica Potrč, artista e architetto sloveno, e dai designer olandesi Ooze, Eva Pfannes e Sylvain Hartenberg. Il pubblico nuoterà di fatto open air all’interno di una vera e propria opera d’arte.

La piscina sostenibile è lunga 40 metri e larga 10 con profondità crescente ed è capace di accogliere fino ad un massimo di cento bagnanti per consentire all’acqua di rigenerarsi. L’acqua all’interno della piscina infatti non ha additivi chimici e la sua pulizia è affidata ad un sistema di piante e filtri per l’acqua. Niente più cloro quindi, ma attraverso un processo a ciclo chiuso naturale, piante acquatiche sommerse filtrano l’acqua e ne garantiscono la pulizia.

L’acqua proveniente dal Canale di Regent, mediante questo processo naturale con piante tipiche delle zone umide, viene purificata ed utilizzata per la piscina. La stessa acqua, a chiusura dell’impianto, sarà successivamente filtrata ed utilizzata per irrigare il parco in costruzione accanto al sito dove fiori selvatici ed erbe contornano la piscina contribuendo a rendere suggestivo il paesaggio e cambiandone l’aspetto in base alle stagioni. Questa vegetazione favorirà la presenza della fauna attorno allo specchio d’acqua.

Si avrà la sensazione di nuotare in un vero e proprio lagoall’interno della città.

L’installazione di questa piscina è conseguenza di altri interventi ecosostenibili degli stessi progettisti e ideatori ed è l’ultima parte del “Relay program”, un piano pubblico per la rigenerazione di 27 ettari di territorio a Nord di Londra, curato da Michael Pinsky e Stéphanie Delcroix.

A questo punto, nuotatori e curiosi, fateci sapere come sarà tuffarvi da quelle parti!

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Lubiana capitale verde europea 2016: verde, attiva, sana

“I feel sLOVEenia. Green. Active. Healthy” è Il motto del padiglione sloveno all’Expo di Milano 2015: un gioco di parole che vuole essere una dichiarazione d’amore alla natura incontaminata del paese e un elogio allo stile di vita sano e soprattutto attivo. Tutto ciò suona come un semplice slogan pubblicitario ma in realtà coglie l’essenza del paese e in particolare della sua capitale Lubiana che, grazie alla politica adottata negli ultimi 10-15 anni, è stata eletta Capitale Verde Europea del 2016

In copertina: Foto © Matic Štojs, Mostphotos

COPENHAGEN, CAPITALE VERDE D’EUROPA 2014

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LE RAGIONI DELLA VITTORIA DI LUBIANA

Già finalista nel 2015, la città di Lubiana ha conquistato la giuria fornendo una documentazione dettagliata che descrive, così come richiesto dal bando, sia la situazione attuale che gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2025, sulla base di 12 Indicatori: cambiamenti climatici, trasporto locale, aree verdi, natura e bio-diversità, qualità dell’aria, qualità acustica dell’ambiente, produzione e smaltimento dei rifiuti, trattamento dell’acqua, Eco innovazione ed occupazione sostenibile, prestazioni energetiche, gestione ambientale integrata.

Nella scelta della commissione della Capitale Verde Europea, maggior peso hanno avuto le misure adottate per la riduzione del traffico, la forte presenza di aree verdi e la creazione di nuove tramite il recupero di aree degradate e di zone industriali dismesse, ed i progressi ottenuti nello smaltimento dei rifiuti con l’ambizioso obiettivo “rifiuti zero”.

Indicatori a parte però, a fare la differenza è stato il riconoscimento del lavoro svolto, insieme alla regione balcanica, nella gestione della crisi dovuta alla recenti inondazioni che hanno afflitto il territorio.

LE AREE VERDI E IL RECUPERO DELLE AREE INDUSTRIALI DISMESSE

caption: © B. Jakše & S. Jeršič

La Capitale Verde Europea 2016 è coperta per circa tre quarti del suo territorio da zone verdi di cui l’81% si trova nella periferia della città, sotto forma di foreste, di zone agricole e in adiacenza dei corsi d’acqua mentre il restante 19% è all’interno dell’agglomerato urbano con parchi, giardini pubblici, parco giochi e spazi verdi tra gli edifici residenziali. Un patrimonio di circa 180 ettari di aree verdi e spazi aperti è curato dal comune ed incide per il 3% sul bilancio della città.

Una politica impegnata ad evitare ulteriore consumo di suolo mira ad intervenire sulle strutture insediative esistenti, soprattutto tramite il recupero e la rivitalizzazione di aree degradate e al miglioramento degli spazi pubblici già presenti nel territorio comunale. Questo ha portato alla creazione di 40 ettari di nuove zone verdi negli ultimi cinque anni e alla piantumazione di oltre 2000 alberi negli ultimi tre, in particolare lungo le strade principali e all’interno dei parchi.

L’attenzione al potenziamento delle aree verdi e degli spazi pubblici a Lubiana è stato direttamente proporzionale all’aumento della densità edilizia, una scelta non solo di immagine ma soprattutto di salvaguardia della salute e accrescimento della qualità della vita.

Tali strategie sono state sviluppate all’interno di un piano ben definito, non solo dal punto di vista della progettazione ma anche nella scelta dei criteri e delle misure di sviluppo, il tutto in accordo con i principi della sostenibilità. Due importanti riconoscimenti ne sottolineano il valore: il premio da parte del Consiglio Europeo degli Urbanisti nel 2011 e il Premio Fabiani nel 2013, ovvero uno dei maggiori riconoscimenti per l’eccellenza nella pianificazione territoriale ed urbanistica.

caption: © D. Wedam

Proprio nella pianificazione urbanistica molta attenzione è stata riservata ai progetti relativi ai grandi parchi urbani ovvero al completamento di quelli già esistenti (il più antico, il Tivoli Park, iniziato 200 anni fa e il Path of Memories and Comradeship –PMC, iniziato nel 1946) e alla creazione, dal 2007 ad oggi, di altri 5 parchi.

Il PMC, il percorso della memoria che corre lungo l’antica barriera di filo spinato eretta dalle forze di occupazione durante la Seconda Guerra Mondiale, già completato nel 1985, è stato continuamente arricchito durante il corso degli anni fino a diventare oggi la spina dorsale del sistema del verde, il più lungo viale alberato della città, con 7000 alberi, monumenti, zone di sosta ed altre attrezzature.

Tra i nuovi parchi oltre allo Zelena Jama Park, che sorge su un’ex discarica e lo Šmartinski Park, che si collega al parco cimiteriale, spicca senza dubbio il progetto di rinnovamento delle sponde del fiume Ljubljanica, insignito del Premio Europeo per gli spazi pubblici urbani del 2012. L’intervento, oltre ad estendere la già vasta area pedonale del centro fino al fiume attraverso la realizzazione di 4 ponti per pedoni e ciclisti, nuovi pontili, aree pavimentate e logge che scendono a gradonate verso il fiume, ha conferito all’area ulteriore valore aggiunto attraverso l’inserimento di catalizzatori sociali e culturali quali punti lettura, la “Libreria sotto gli alberi”, e il sito archeologico di Špica.

caption: © D. Wedam

Iniziative più piccole, ma non di minor importanza, legate alla qualità dell’ambiente dei quartieri e delle comunità locali sono state e vengono tuttora promosse dal Comune di Lubiana insieme ad alcune associazioni non governative. Solo per citarne alcune, nel 2010 la collaborazione tra abitanti ed artisti locali ha dato vita al progetto “Labyrinth of Art” in cui ogni persona poteva diventare custode di un albero mentre, sempre nello stesso anno, un cantiere abbandonato è stato trasformato in un sistema di piccoli orti urbani grazie alla cooperazione tra un gruppo di residenti ed una piccola organizzazione no profit.

caption: foto da visitljubljana.com

IL TRASPORTO LOCALE

Quello della mobilità locale è stato uno dei settori più carenti di Lubiana fino al 2010, quando si è cominciato a registrare il primo incremento nell’utilizzo dei trasporti pubblici dal 1987. Questa inversione di tendenza è stata resa possibile grazie ad alcune misure adottate dal Comune per migliorare la mobilità che dagli anni novanta fino a quel momento, favorita da una rete ferroviaria insufficiente, aveva visto un aumento del traffico proporzionale allo sviluppo della rete stradale e alla sempre maggiore accessibilità delle auto private.

Il Piano di Mobilità Sostenibile adottato nel 2012 agisce principalmente in due direzioni: potenziando le “infrastrutture verdi”, ovvero aree pedonali e piste ciclabili, e migliorando il trasporto pubblico.

Dati del 2011 alla mano, obiettivo principale per il 2020 è quello di ridurre gli spostamenti in auto del 34% (passando dal 67% al 33%) ed incrementare l’uso dei mezzi pubblici e gli spostamenti a piedi o in bici rispettivamente del 20% e del 14% (passando dal 13% al 33% e dal 20% al 34%).

Le piste ciclabili e la “Zona ecologica”

Ideale per essere percorsa in bici viste le dimensioni, la morfologia e la collocazione geografica, Lubiana vanta 192 km di piste ciclabili di cui 42 km aggiunti tra il 2006 e il 2013 insieme a 837 nuovi portabici. Il servizio di bikesharing introdotto nel 2011 ha superato tutte le aspettative con 1,6 milioni di spostamenti effettuati: 33 stazioni e 308 biciclette sono a disposizione 24 ore su 24 con un servizio self-service in cui la prima ora è totalmente gratuita.

La Zona ecologica, ritenuta dal 30% dei residenti la più significativa innovazione della città, è un’area nel centro della capitale chiusa al traffico veicolare e completamente rinnovata. Creata nel 2007 e in continuo miglioramento e ampliamento, attualmente occupa quasi 100’000 m². Ai suoi margini sono stati creati 100 parcheggi per motocicli in modo da fermare l’accesso dei motociclisti all’area mentre è stato considerevolmente ridotto il numero dei parcheggi delle auto destinandoli ad altre attività.

caption: © NIk Rovan

I trasporti pubblici

Alcuni dati del 2008 mostravano come solo il 10% degli spostamenti in città avvenisse tramite i mezzi pubblici mentre la maggior parte di essi era effettuato con auto private di cui il 39% non eccedenti i 5 km; inoltre ogni giorno 130’000 veicoli entravano nella città dai comuni limitrofi. Nel 2009 il comune ha perciò emanato delle linee guida per la regolamentazione e il miglioramento del servizio di trasporto pubblico.

Da allora la rete dei trasporti pubblici viene implementata ogni anno in base alle esigenze di cittadini e turisti e negli ultimi 5 anni è già stato registrato un aumento di passeggeri del 10%. 209 veicoli per i percorsi urbani e 63 per quelli interurbani fanno sì che il 96% della popolazione viva a meno di 500 m da una fermata dei bus e il 92% si trovi in un raggio di 300 m. Un piano di rinnovamento del parco autobus sta inoltre portando alla progressiva sostituzione dei mezzi più datati con veicoli conformi agli standard EURO V e EEV mentre tre veicoli elettrici sono già operativi nel centro della città.

Per favorire ulteriormente l’uso dei mezzi pubblici il Comune sta provvedendo alla realizzazione delle così dette Park&Rent areas, ovvero parcheggi nell’immediata periferia delle città dai quali è possibile raggiungere il centro tramite autobus.

Un’unica tessera prepagata, l’Urbana city card, può essere utilizzata per il trasporto pubblico, per il sistema P&R, per il parcheggio delle auto e per l’affitto delle biciclette; con essa si può anche usufruire dei servizi della biblioteca comunale.

A fare la differenza però è senza dubbio il servizio di trasporto su richiesta offerto a persone con disabilità: un’iniziativa la cui importanza è stata riconosciuta dall’Unione Europea che ha conferito a Lubiana l’Access City Award 2012 e che ha visto la capitale slovacca trionfare all’Eurocity Award 2013 nella categoria Smart Living.

PRODUZIONE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

L’ambizioso obiettivo “Rifiuti Zero”, ovvero portare in discarica meno dell’1% dei rifiuti, è perseguito tramite un Piano Strategico e una serie di altre iniziative tutte caratterizzate da un unico comun denominatore: la comunicazione e il coinvolgimento degli utenti, ossia i cittadini.

Il programma di gestione rifiuti si muove sostanzialmente su due linee guida: un’accurata differenziazione prima di portare i prodotti di scarto in discarica e misure per ridurre la produzione di rifiuti.

La raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti

Un sistema di raccolta differenziata molto efficiente, con il 94% dei residenti coinvolti nella raccolta dell’umido, ha permesso di dimezzare la quota di rifiuti biodegradabili portati in discarica, passando dal 59.9% al 31.8% in sei anni (2006-2012). La separazione di carta, plastica, metalli e vetro ha fatto sì che venissero riciclati il 47% dei rifiuti nel 2012 e il 53% nel 2013 con l’obiettivo di raggiungere il 60% nel 2016.

Nel 2013 è stato introdotto il trattamento temporaneo dei rifiuti solidi residui prima del trasporto in discarica. Durante questo processo di trasformazione la frazione leggera viene separata dalla parte restante ed inviata ad un impianto per la produzione di combustibile. I primi dati indicano che potranno essere eliminati il 30-40% di tutti i rifiuti destinati alla discarica.

Le misure per la riduzione dei rifiuti 

Dal 2013 il Programma annuale di gestioni di rifiuti è fortemente incentrato alla riduzione della quantità di cibo che finisce nell’immondizia e all’allungamento del ciclo di vita degli oggetti.

Un’intensa campagna di comunicazione partita nello stesso anno è sfociata nell’apertura di un centro di riuso connesso con commercianti, artigiani e centri di raccolta di quartiere.

Il centro di smaltimento dei rifiuti mette a disposizione 30 diversi contenitori (ferro solido, pneumatici auto, ecc.) in modo che solamente una minima quota degli “scarti ingombranti” confluisca in discarica; inoltre ogni anno nei cimiteri vengono raccolte in appositi contenitori 348 tonnellate di candele che vengono portate in tre differenti centri di riciclaggio presenti nel territorio sloveno.

Negli ultimi due anni il centro di raccolta di oggetti usati è stato potenziato: oltre a indumenti e giocattoli vengono raccolti utensili da cucina e materiale didattico che, grazie alla cooperazione con scuole ed cittadini, vengono inviati a centri per senzatetto e per ragazze madri. L’obiettivo è quello di un’espansione progressiva del centro fino a diventare il principale punto di ingresso regionale di una rete connessa direttamente con organizzazioni di beneficenza (tramite la donazione di abiti usati, scarpe e prodotti tessili in genere) e con imprese sociali (che svolgono iniziative quali la riparazione di oggetti usati e la relativa vendita on line e nei mercati).

Le iniziative per la sensibilizzazione dei cittadini

L’accurata differenziazione prima del trasporto in discarica e le misure messe in campo per prevenire la produzione di rifiuti sarebbero inapplicabili senza un’adeguata sensibilità da parte di coloro che i rifiuti li producono: i consumatori.

Con il programma di comunicazione sono stati creati due siti internet e una pagina Facebook sempre aggiornati con comunicazioni per le famiglie, informative per i condomini, avvisi e segnalazioni di qualunque altro tipo di iniziativa; è stato istituito un centro di informazione e di supporto per gli utenti che non solo costituisce un’interfaccia diretta per i cittadini, che vi si possono rivolgere tramite sportello, mail, lettere, ma si fa anche promotore di iniziative come dimostrazioni pratiche per la separazione dei rifiuti e partecipazioni ad eventi di quartiere. Campagne di sensibilizzazione vengono organizzate nelle scuole dove mascotte a forma di drago spiegano tramite disegni i principi della raccolta differenziata ai bambini.

IL RUOLO DELLE CAPITALI VERDI EUROPEE

Incoronata Lubiana per il 2016, la Commissione Europea pensa già all’edizione del 2017 dell’European Green Capital Award (EGCA) ed ha fornito la lista delle città finaliste. Non stupisce il fatto che, ancora una volta nessuna città italiana concorra per tale premio, la cui finalità è quella di far sì che le città si ispirino tra loro, condividendo buone pratiche in uno spirito di sana competizione.

Città come Lubiana e prima di essa Stoccolma, Amburgo, Vitoria-Gastiez, Nantes, Copenaghen e Bristol, sono la dimostrazione di come il rispetto per l’ambiente, la qualità di vita e la crescita economica possono essere combinati con successo perché, citando tra le righe un antico proverbio indiano, il punto è: quando avremo abbattuto l’ultimo albero, pescato l’ultimo pesce e inquinato l’ultimo fiume, capiremo finalmente che non si può mangiare il denaro?

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Edilizia sostenibile a Friburgo: esempi virtuosi in Germania

Nel Sud della Germania, dall’inizio degli anni ’90, la città di Friburgo ha identificato nel green building uno dei pilastri della sostenibilità. Politica, ricerca, imprenditoria e società civile hanno infatti concorso a rendere la città un luogo di grande innovazione edilizia e polo di attrazione per professionisti di tutta Europa. Dalla costruzione dei primi edifici sperimentali e la diffusione sempre più frequente di case a basso impatto energetico, si è arrivati all’obbligo dello standard di casa passiva per tutti gli edifici residenziali a partire dal 2011. Tale evoluzione ha avuto inoltre un grande impatto anche su aspetti sociali, economici e urbanistici.

Ci sono molte cose da vedere e da conoscere a Friburgo per i professionisti dell’edilizia sostenibile e della progettazione urbana, al punto che si può frequentare un seminario di aggiornamento professionale su questi temi.

EDILIZIA SOSTENIBILE A FRIBURGO

Gli eco-quartieri

Vauban è il quartiere modello di pianificazione urbana degli anni ’90, sviluppato grazie a consapevolezza ambientale e partecipazione dei cittadini, oggi simbolo della città sostenibile e della sua alta qualità della vita. La piazza rappresenta il centro sociale e culturale del quartiere: oltre ai bambini che giocano sul selciato, grazie al divieto di circolazione per le automobili, più volte la settimana si riempie per eventi e mercatini rionali. E poi c’è Rieselfeld, un quartiere ad alta densità abitativa, ma a stretto contatto con la natura. Mentre al villaggio solare le case con lo standard Energie-Plus producono più energia di quanta ne consumano (e si tratta di edilizia popolare!).

Scopri la città con Study Visit Friburgo

La prima casa multi-familiare passiva della Germania

Si chiama “Wohnen un Arbeltein” (Abitare e Lavorare) ed è stata realizzata nel 1999 da un “Baugruppe” (gruppo di costruzione) composto da 16 costruttori privati e proprietari ha costruito la prima casa multi-familiare passiva della Germania. Il progettista è Andreas Delleske.

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Riqualificazione sostenibile di edilizia popolare

Weingarten è un quartiere costruito negli anni ’60-’70 e oggi abitato dalle classi sociali più svantaggiate. Grazie a un progetto di riqualificazione partecipata, Weingarten 2020, le associazioni di quartiere hanno potuto giocare un ruolo fondamentale . A Weingarten si può vedere l’edificio conosciuto a Friburgo come “Buggi 50”, il più alto edificio ristrutturato con standard passivo del mondo.

SEMINARI DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

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Grazie alla collaborazione tra la società italiana Punto 3 e l’agenzia per la sostenibilità friburghese Aiforia, con la partnership di Architettura Ecosostenibile, è possibile accedere a un seminario formativo della durata di 3 giorni sul tema dell’edilizia sostenibile, che si svolgerà a Friburgo dal 15 al 17 Ottobre.

I training sono una delle proposte realizzate nell’ambito dell’idea Study Visit Friburgo, che propone la città famosa per la sua sostenibilità a studenti di tutte le scuole, Università, gruppi, assessori e tecnici degli Enti Locali, professionisti e dirigenti d’azienda.

Le guide sono esperti di sostenibilità, madrelingua italiani, che coinvolgono i principali interlocutori cittadini per raccontare come sono pensate e realizzate le buone pratiche di sostenibilità urbana (traduzione consecutiva dal tedesco o dall’inglese). Nei seminari si incontrano i progettisti, i direttori dei lavori, i responsabili dell’Ufficio Edilizia dell’amministrazione cittadina.

E’ possibile iscriversi fino al 15 Settembre.

Iscriviti al training

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